Formigli, l'imbarazzante "Melonometro": autogol clamoroso
Io guardo con sospetto chi si erge a portatore della Verità. Ragione per la quale il fact-checking mi fa storcere il naso. Trattasi di disciplina giornalistica che mira a stabilire cosa sia vero e cosa falso; si applica alle promesse dei politici. Certo, i fatti sono fatti. Ma i fatti possono essere sterzati a piacimento. Ed è quel che accade nel fact-checking sartoriale ideato da Corrado Formigli, portatore di Verità per vocazione, che nel suo PiazzaPulita ha cucito una verifica ad-hoc sulle fattezze di Giorgia Meloni. Lo chiama il Melonometro.
Obiettivo del Melonometro – consultabile sul sito della trasmissione – è verificare quanto di vero c’è nelle promesse del premier. E Formigli in tv ci sguazza tra quelle Verità. Si pensi che giovedì ha aperto il suo monologo così: «Cento giorni di governo Meloni. Doveva essere la rivoluzione sovranista, ma di rivoluzionario c’è giusto la sostituzione della parola Paese con la parola Nazione». Frase ad effetto, il cui significato però non è semplice da decifrare. Forse voleva suggerirci che “Nazione” sta più a destra di “Paese” e, dunque, stiamo inevitabilmente scivolando verso una democratura, concetto a lui caro. Mah.
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Dopo la frase ad effetto, Formigli ha preso a sciorinare alcune Verità del Melonometro. Sorvoliamo sulle sue parole: ci siamo presi la briga di consultare la versione online dello strumento. E ne siamo rimasti sorpresi. In primis perché la versione canonica di quest’arte giornalistica, per consuetudine, offre tre risposte: vero, parzialmente vero, falso. Nel caso in esame, invece, il verdetto viene presentato con l’ausilio di cinque spie disposte in fila orizzontale.
Più rossi si accendono, più la promessa della Meloni è falsa. Non per essere capziosi, ma la natura intrinseca del fact-checking non dovrebbe presentare ambiguità: perché cinque sfumature al posto delle canoniche tre? Forse per mettere in risalto che se anche qualcosa è vero non è poi così “Verità”?
Poi, i fatti. Prendiamo in esame tre delle molte schede. "Aumento assegno unico universale". Viene riconosciuto come “dal 1° gennaio è previsto un incremento del 50% per le famiglie con figli di età inferiore a un anno e per quelle con tre o più figli tra uno e tre anni con Isee fino a 40mila euro; riconosciuta la maggiorazione del 50% per le famiglie con 4 o più figli”. Bene, no? No: tre verdi e 2 rossi, Giorgia ipotizzava importi maggiori.
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Quindi il cuneo fiscale. La promessa: «Ridurre le tasse sul lavoro attraverso un taglio strutturale». Il taglio è arrivato per alcune categorie, tra il 2 e il 3%, i margini concessi dalla manovra sono quelli che sono. Ma per il Melonometro fanno 2 semafori verdi e tre rossi. Infine - ultimo esempio dei molti - la Flat Tax. La promessa: «Introduzione della Flat Tax sull’incremento di reddito rispetto alle annualità precedenti». Ed è stato fatto. Ma, spiega il «Melonometro solo per gli autonomi con tetto a 40mila euro e solo per il 2023». Fanno quattro rossi. Tre esempi che spiegano in sintesi perché diffidare di Formigli & Melonometro. Uno strumento che però bolla con 5 verdi la scheda "limite al contante" (eppure il governo ha fatto più di un passo indietro) e con 4 verdi i "fondi alle forze dell’ordine" (forse per ricordarci ancora quanto sia elevato il "rischio-democratura"). Evviva il fact-checking.