Montanari contro Meloni: "Cosa mi aspettavo oggi da lei"
Nel Giorno della Memoria ha fango per tutti, Tomaso Montanari. Ma soprattutto per Giorgia Meloni. Si salva (forse) il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Chissà, il Capo dello Stato (che fascista proprio non può essere definito) potrebbe sempre finire nel calderone di chi minimizza la Shoah. Di sicuro, questo sì, per Montanari la Meloni va criticata eccome.
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Il rettore dell'Università per stranieri di Siena, nonché attivista politico di sinistra-sinistra, filo-grillino e collaboratore del Fatto quotidiano, interviene in collegamento con Lilli Gruber a Otto e mezzo, su La7. La conduttrice sottolinea la dichiarazione di Mattarella, "molto intensa", e legge le parole della premier Meloni: "La Shoah rappresenta l'abisso dell'umanità, un male che ha toccato in profondità anche la nostra Nazione con l'infamia delle leggi razziali del 1938". "Parole molto forti e molto chiare", le definisce la Gruber.
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Montanari però sbuffa e contesta: "Non le trovo molto chiare, non ha mai pronunciato la parola fascismo. Sembra un male astratto, la nostra Nazione non è stata toccata, è stata responsabile. E' un modo di de-responsabilizzare. Non è un male assoluto e demoniaco, è un male banale e degli uomini comuni, in questo caso degli italiani, di Mussolini e del fascismo. Un male che ha radici profonde non riconducibili alla sola Germania".
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Quindi l'affondo politico. "Dalla prima presidente del Consiglio che viene da un partito post-fascista o per certi versi neofascista come il Movimento Sociale, di cui conserva ancora una parte nel simbolo, mi sarei aspettato finalmente un discorso chiaro, con i nomi. Ricordo che il responsabile della Difesa della razza era Giorgio Almirante, e la Meloni ha sempre detto 'non lo dimenticheremo'".