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Debora Serracchiani, "il segretario del Pd a Sanremo"

Claudio Brigliadori
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Mentre il Pd si avvia al congresso più triste della sua vita, ad Agorà su Rai 3 lanciano l'idea che potrebbe spaccare una volta per tutte la sinistra: scegliere il prossimo segretario direttamente dal Festival di Sanremo. A Debora Serracchiani, ospite in studio, mostrano i nomi dei big in gara all'Ariston. Lei ci pensa su un attimo poi spara il nome, senza incertezze: «Marco Mengoni».

 

 

 

 

Giovane, attento all'inclusività, di successo. Perfetto no? Ma qualcuno al Nazareno potrebbe obiettare: è stato lanciato da X Factor, non va bene. E così nascerebbe la mozione indie: facciamo Colapesce e Dimartino. Troppi maschi, meglio una donna: Giorgia? Elodie? Levante? Il curriculum è perfetto, con qualche bella polemica contro Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Ma anche l'ala radical del partito reclamerebbe la sua parte: i più stagionati e malinconici candiderebbero gli Articolo 31, i più giovani (non proprio turchi) opporrebbero i Coma_cose. Perché se in fondo qualcuno aveva votato Pippo Civati... E la trasversalità?

 

 

 

 

Dovendo pescare voti in un campo largo, magari qualche figlio di: LDA, che con papà Gigi D'Alessio potrebbe pescare molto bene tra i fan del neomelodico napoletano. Oppure Leo Gassmann, addirittura nipote: ai nostalgici dei cineforum con dibattito scende già una lacrimuccia. Ma niente, anche lui compromesso con X Factor. Perché non Ultimo? O i Modà? Troppo di destra. E Gianluca Grignani? No, quello piace ai renziani di Base Riformista. Bravo, ma bocciato. Un rapper! Un bel rapper: Lazza, o Tananai, per attirare in sezione anche i giovani. Sì ma... troppo giovani. Paola e Chiara? Troppo veltroniane, troppo "ma anche". E allora non restano che loro, gli inossidabili Cugini di Campagna. Elettorale.

 

 

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