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Qatargate, Giovanni Floris senza vergogna: "Prima Berlusconi, poi Salvini..."

Claudio Brigliadori
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Alla fine, gira che ti rigira, vuoi vedere che il Qatargate ce l'ha sulla coscienza la destra. È la bislacca linea difensiva del Pd, ma pure quella di qualche più illuminato osservatore. Giovanni Floris, per esempio, interviene a Otto e mezzo su La7 e parte da una riflessione sul Pd e la questione morale («La sinistra ha pensato che bastasse puntare il dito contro chi era malmesso nel rapporto con le regole») per arrivare a tempo di record al centrodestra: «Ci sono i ladri anche a sinistra, perché ladro è l'essere umano: non è la destra o la sinistra». Tuttavia hanno reso facile la vita alla sinistra proprio gli avversari: «Prima Berlusconi, poi la Lega con i 49 milioni e un atteggiamento sull'evasione talmente sbrindellato...».

Eccallà. I progressisti sbagliavano a sentirsi troppo superiori moralmente, ma fino a un certo punto. Quindi si passa con grande nonchalance alla legge di bilancio targata Meloni, mettendola idealmente a confronto con lo scandalo dell'Europarlamento. «Questa manovra dice che chi è al governo è diverso da chi diceva di essere. Questa è un'ottima notizia peri mercati. Perché non c'è una presidente del Consiglio che pensa che si debba uscire dall'euro, perché non c'è una presidente del Consiglio che pensa che Bruxelles sia lo sciacallo che gira per le rovine dei Paesi...».

 

Complimento? Non proprio: al governo, suggerisce ancora Floris, «sono un po' inquieti per alcuni segnali all'elettorato. Quale sarà il costo del servizio dell'identità di destra?». In altre parole, sembrare draghiani avrebbe generato un po' di vergogna nell'esecutivo, convinto così a mandare «segnali a quell'elettorato teorico che spinge verso il contante, il condono, che tifa per uno scontro diplomatico contro i nemici francesi». Si vergognino gli altri.

 

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