Pietro Senaldi e il reddito di cittadinanza: "Ho un dubbio"
"Mi viene un dubbio". A Controcorrente, su Rete 4, Veronica Gentili imbastisce un vivace confronto sul reddito di cittadinanza e Pietro Senaldi, condirettore di Libero, lancia quella che solo inizialmente sembra una provocazione: "Non trova lavoro solo chi percepisce il reddito. In Italia ci sono 250mila domande di lavoro inevase nel settore del commercio". Insomma, il lavoro ci sarebbe se non per tutti almeno per molti di coloro che lo cercano. Il problema è allora lo strumento con cui lo Stato cerca di agevolare il reclutamento.
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"Percettori o non percettori, il problema è il lavoro che non c'è", spiega invece Daniela, che percepisce il reddito fortemente voluto dal Movimento 5 Stelle. Una questione che si intreccia con quella del lavoro nero: "Ho fatto un incidente e ho dovuto ripagare i danni della macchina che mi davano i datori di lavoro", spiega Monia, anche lei percettore. "Il lavoro in nero viene fatto da imprese che non esistono, che lavorano in maniera abusiva. Come mai il sistema è cieco con chi non esiste e minuzioso con chi lavora in regola?", domanda l'imprenditore Silvio Bessone.
"La politica deve sanzionare chi fa lavorare in nero, ci può essere una quota di lavoro nero legata al reddito di cittadinanza ma la piaga è ben più profonda", sottolinea invece l'esponente del Pd Alessia Morani. La grillina Vittoria Baldino ribalta il piano: "Se c'è un lavoratore in nero è perché c'è un datore di lavoro che offre lavoro in nero. Molte persone potenzialmente occupabili non sono abbastanza qualificate per lavorare", ed è questo forse il punto che i 5 Stelle hanno sottovalutato drammaticamente durante la stesura della legge sul reddito.
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A monte, un'Italia a due velocità, spaccata tra Nord e Sud. Sempre la Baldino si produce in un ragionamento piuttosto scontato: "Il Sud non è solo povertà e disperazione e il Nord non è solo ostriche e champagne". La Morani aggiunge: "Negli ultimi 10 anni la povertà è aumentata, invece di interrogarsi sulla differenza tra Nord e Sud bisogna interrogarsi sugli strumenti per contrastare la povertà. Non si possono incolpare le persone che non trovano il lavoro perché non c'è". "C'è una differenza strutturale tra Nord e Sud - conclude il dibattito la giornalista Sabrina Scampini - che non può essere imputata alle persone del Sud. La maggior parte dei giovani che non studiano e non lavorano sono del Sud, dovrebbero prendere la valigia di cartone e andare al Nord?".