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Non è l'arena, la scritta davanti alla casa del killer di Roma

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Il gesto terribile di Claudio Campiti ha sconvolto Roma e l'Italia. L'uomo, 57 anni, domenica mattina è arrivato alla riunione condominiale del Consorzio Valleverde, un villaggio turistico a Nord di Roma di cui deteneva quote, e ha aperto il fuoco "alla cieca" uccidendo tre donne prima di essere fermato da un partecipante. Poteva essere una strage ancora più grave, e soprattutto era pianificata: con sé il killer aveva uno zaino con denaro in contante e secondo gli inquirenti era pronto a fuggire. Prima della sparatoria, era andato al poligono di Tor di Quinto, aveva prelevato una pistola con oltre 160 proiettili e poi se n'era andato senza riconsegnarla. 

 

 

 

Le telecamere di Non è l'arena, a La7, in serata si sono recate proprio al Consorzio Valleverde, davanti alla casa-rudere in cui Campiti viveva, uno dei pochi proprietari di prima casa visto che le 200 villette del complesso erano quasi tutte seconde case. L'inviato di Massimo Giletti, davanti all'edificio ancora grezzo, abitato al primo piano e con secondo e terzo ancora non finiti, fa inquadrare uno striscione appeso tra due pilastri: "C'è scritto Consorzio Raus, forse è la chiave di tutta questa storia". 



"La chiave di tutto": la scritta davanti a casa di Claudio Campiti, guarda il video di Non è l'arena
 

 

Campiti professava provocatorie simpatie di estrema destra sui social, legate alla sua ossessione per la lotta al Consorzio per cui aveva aperto anche un blog. Da anni l'uomo contestava quote troppo alte, malversazioni, opacità e per questo era stato protagonista di denunce incrociate con i vertici del Consorzio. Pur non avendo patologie riconosciute a parte il diabete, Campiti (colpito dieci anni fa da un drammatico lutto, la morte del figlio adolescente in un incidente sui campi di sci) era descritto come un uomo disturbato, con sfoghi violenti nei confronti di manager e vicini e sempre pronto agli scoppi d'ira. "Pochi mesi fa - ricorda ancora l'inviato di Non è l'arena - dei bambini erano entrati nel prato antistante alla sua casa-rudere e Campiti era uscito minacciando di morte i ragazzini".

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