Mike Bongiorno, la rivelazione del figlio: "Nel giorno del funerale di papà..."
«Che bella, sembri tu quando prendi il sole». Queste furono le ultime parole dette dall'indimenticabile Mike Bongiorno alla moglie Daniela la mattina dell'8 settembre del 2009 pochi istanti prima di morire in un albergo di Montecarlo. Mike aveva appena visto un'immagine della neonata nipotina Luce inviata al telefonino di Daniela da Nicolò, il secondogenito del grande presentatore italiano.
Mike Bongiorno quell'otto settembre di tredici anni fa lasciò improvvisamente, oltre la moglie Daniela Zuccoli, i figli Nicolò, Leonardo ed il primogenito Michele Pietro Filippo e uno stuolo incredibile di sostenitori, ammiratori e fan che per più di mezzo secolo lo avevano accolto nella intimità delle loro case.
Incontro per la prima volta, per questa intervista, Nicolò ed immediatamente colgo, nelle sue modalità espressive, una gentilezza ed un garbo che hanno radici profonde tipiche di chi ha vissuto in una famiglia sana e rispettosa.
L'educazione, quando viene vissuta quotidianamente all'interno di una famiglia, diventa una eredità morale straordinaria.
Nicolò Bongiorno di professione è un regista, sceneggiatore e produttore che si muove, come scrive nell'introduzione della pagina della sua società "Allegria", «seguendo un impulso artistico esplorando territori di frontiera e di confine».
Nicolò la tua società di produzione si chiama "Allegria", un chiaro riferimento alla frase iconica che tuo papà diceva in televisione. Perché?
«Dopo che è mancato ho sempre più preso consapevolezza di come pormi di fronte alla sua eredità morale e professionale. La forte identità di mio padre mi ha obbligato a rintracciare il suo percorso ed a reinterpretarlo a modo mio. "Allegria" è come un totem nella mia vita».
Ma come è nata?
«Nello studio di Rischiatutto in un momento particolarmente difficile con la redazione mio padre se ne uscì con questo motto, nato per sdrammatizzare, e che si è trasformato nel suo cavallo di battaglia per salutare gli italiani. Papà ha avuto una vita complessa ed a tratti anche difficoltosa e così che quella parola divenne anche un modo per esorcizzare alcuni momenti e trasformare il tempo che passava».
Cosa pensi di tuo padre professionalmente?
«È stato un grande, una personalità irripetibile ha innovato la televisione in modo magistrale ed ha segnato in modo indelebile il tempo in cui ha vissuto. La morte di mio papà, nel 2009, ha coinciso con la fine di in epoca dove l'intrattenimento era alla base della programmazione televisiva: oggi, invece, c'è grande frammentazione e si è alla ricerca di una nuova identità».
Insieme a tuo papà hai scritto la sua biografia La versione di Mike cosa ha significato lavorare ad un libro con lui ?
«È stato un percorso straordinario di grande intimità filiale ed ha segnato una fase molto speciale della mia e, credo, della nostra vita. Papà non era solito aprirsi completamente era un uomo dal grande pudore umano e detestava fare scandalo. Al libro abbiamo lavorato qualche anno ed io ho capito molte cose soprattutto incontrando alcune sue bellissime fragilità».
Come hai reagito, tu figlio, di fronte alla scoperta delle fragilità di tuo papà ?
«Non ho reagito ho lentamente assimilato questo. Conoscere così papà ha trasformato, e continua a trasformare, la mia vita, il mio quotidiano».
Possiamo dire, visto che fai il regista, che sei figlio d'arte: ti fa piacere essere considerato tale?
«Sì. Non puoi non pensarci perché ogni cosa porta alle tue origini, alla tua famiglia. Significa, da una parte, cercare di tracciare un percorso per vedere dove arriva quel sentiero e, dall'altra, guardare a nuovi orizzonti. La partenza è su un terreno solido ed alla fine, man mano che il tempo passa, ti accorgi che stai camminando su nuovo percorso verso orizzonti ancora non esplorati».
Come è nato il tuo desiderio di affrontare il lavoro di regista?
«Penso sia una vocazione infatti ho sempre sognato, sin da piccolo, di fare cinema. Esiste una propensione di ogni uomo alla esplorazione ed a ciò che rimane celato al nostro sguardo. Il lavoro documentaristico che sto facendo è cercare di cogliere quello spazio infinito e senza confini dove l'uomo incontra la natura nelle sue forme più ostili ed inospitali, ma dal cui legame si origina un moto in grado di spingerlo verso le zone inesplorate del mondo e del sé».
Un viaggio introspettivo importante...
«Il viaggio è sempre stato il filo conduttore della mia vita. Iniziai con un racconto Viaggio verso casa su Giulietta Masina, che fu la mia madrina di battesimo. L'intero documentario si rivela essere un diario di viaggio, un percorso alla ricerca dei luoghi della memoria che vede nelle vesti di moderno Virgilio l'amico Tonino Guerra (sceneggiatore fra i più importanti della storia del cinema dell'ultimo mezzo secolo, ndr) che mi ha accompagnato in un lungo viaggio da Torino, all'Umbria, dalla campagna senese, ai monti Sibillini, ma anche a Roma, a Bivongi, in Calabria per giungere infine a Mezzojuso».
Che rapporto hai avuto con Giulietta Masina?
«Ho il ricordo di una donna accogliente, dolce e molto materna».
Hai lavorato con importanti registi internazionali da Wim Wenders a Dario Argento. Che esperienza è stata essere il loro assistente alla regia?
«Due personalità diverse ma ugualmente uniche. Con Dario Argento è nata una bella amicizia sia con lui che con Asia, la figlia.
Wim Wenders era un genio eclettico di rara simpatia. Ricordo una volta che venne ad Arona a Villa Zuccoli, la casa di famiglia di mia mamma, ed iniziò a scatenarsi a ballare».
Con la tua famiglia avete aperto la "Fondazione Mike Bongiorno" come è nata questa idea e quale è la vostra missione?
«Tutto è partito il giorno del funerale di mio papà. Mi piacerebbe che questa cosa te la raccontasse la mia mamma (Daniela Zuccoli, ndr) che ne è stata l'artefice ed il motore».
Daniela, raccontami perché è nata la "Fondazione Mike Bongiorno" «Pochi sanno che Mike è sempre stato un uomo meravigliosamente generoso. In tutti i suoi quiz c'era una parte che veniva devoluta ad associazioni od enti benefici. Come su tante altre cose Mike teneva una riservatezza assoluta. Il giorno del suo funerale, che Silvio Berlusconi volle fosse u funerale di Stato siamo tutti noi rimasti allibiti dalla profusione di amore della gente. Tre televisioni collegate, milioni di persone che assistevano alle esequie e partendo da qui ci siamo fatti la domanda di come restituire tutto questo amore. Così l'idea di una fondazione che porti il suo nome e che continui a sostenere progetti sociali importanti oltre a borse di Studio. Mike ha avuto dedicato aule universitarie, come quella allo Iulm di Milano, e per questo abbiamo trovato giusto sostenere i giovani con borse di studio»
Oggi c'è un progetto che state seguendo ?
«Quello con l'associazione Rondine "città dell pace" di Arezzo assieme a Liliana Segre. L'associazione Rondine è un'organizzazione che si impegna per la riduzione dei conflitti armati nel mondo e la diffusione della propria metodologia per la trasformazione creativa del conflitto in ogni contesto. Oggi più che mai abbiamo bisogno pace».
Daniela, come era Mike?
«Era una persona pura e rigorosa. Un uomo giusto ed infatti è stato tanto amato. L'anno prossimo è il centenario della sua nascita ed uscirà un film, con la Rai, dedicato alla sua vita».
Nicolò ti manca tuo papà?
«Si. Forse adesso più di prima quando c'era ancora troppo rumore».