Pelo e contropelo. Nicola Porro, a Quarta Repubblica su Rete 4, ospita due pesi massimi del giornalismo italiano come Toni Capuozzo e Federico Rampini e, pur da posizioni quasi opposte, convengono su un fatto: a quasi 100 giorni dall'inizio della guerra in Ucraina forse è lecito sollevare qualche dubbio sulla gestione americana del "dossier Kiev". «Ci stiamo avvicinando a una situazione in cui la Russia potrebbe dire 'trattiamo', l'Ucraina è a un bivio, credo che a decidere sia Washington, non Kiev».
Siamo, insomma, nel bel mezzo di quella che da tempi non sospetti l'inviato di guerra di Mediaset definisce una «guerra per procura, 'vai e combatti'». In questo senso, sottolinea, «tv e giornali non ci raccontano la verità, ma l'esatto contrario».
Toni Capuozzo: "Così è difficile". La rivelazione sul piano segreto dell'Italia
Toni Capuozzo non usa mai giri di parole. Lo storico inviato di guerra di Mediaset e conduttore del programma di approfo...La polemica di Capuozzo è nota e insidiosa, perché senza scomodare Bucha presta il fianco anche ai più biechi complottismi. Ma la sua profezia, ancorché sconfortante, sembra assai lucida: «Gli ucraini faranno la fine degli afghani e dei curdi. Saranno usati per indebolire la Russia, poi alla fine gli unici indeboliti saremo noi, e loro abbandonati».
Toni Capuozzo, "a chi ha dato le armi Zelensky". Così ha "legittimato" la reazione russa
C'è qualcosa di non detto nella guerra in Ucraina. Toni Capuozzo, intervenendo venerdì pomeriggio al ...Rampini, che a differenza del collega professa una salda fiducia nell'Occidente, non può esimersi dal criticare i vuoti della Casa Bianca. La guerra «è cominciata il giorno in cui Joe Biden, alla vigilia del conflitto, disse 'non manderemo mai un soldato americano sul suolo ucraino' e così semmai ha dato campo libero a Vladimir Putin». Campo libero diventato prateria grazie alle incertezze europee su armi ed embargo di gas e petrolio. «L'Italia sta finanziando la guerra di Putin continuando a comprargli il gas», ricorda ancora l'inviato del Corriere della Sera. Refrain difficilmente contestabile e che va avanti, senza variazioni, da settimane. E alla fine a Porro riesce il miracolo: far fornire ai suoi ospiti due visioni opposte, ma con la medesima (convincente) conclusione.