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Non è l'Arena, Giorgia Meloni e il rapporto incrinato con Silvio Berlusconi: "Ingrata? Sempre leale con lui"

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"Silvio Berlusconi è stato un grandissimo presidente del Consiglio. Sono sempre stata leale con lui perché ne ho stima e rispetto. Con Belusconi ho sempre avuto un rapporto schietto che si basa su rispetto e sulla stima". Lo rivela Giorgia Meloni, ospite a Non è l'Arena in onda su La7 e condotto da Massimo Giletti.  "Io ho stima e rispetto per Silvio Berlusconi. E l'ho sostenuto e l'avrei votato convintamente come presidente della Repubblica. Ero ministro del suo Governo ma in quota Alleanza Nazionale, quindi casomai dovrei essere grata ad An", ha spiegato Meloni rispondendo alla domanda di Giletti che le ha riferito che il Cav l'avrebbe definita una ingrata. "Io ero d'accordo con la sua candidatura al Quirinale perché mi sembrava una scelta politica giusta", ha ricordato la Meloni

 

 

"E' una persona molto seria e lucida. Ho sempre detto quello che penso a Berlusconi, il nostro rapporto si basa sulla stima". I veti sulle tv berlusconiane a Fdi? "Spero che siano state solo delle incomprensioni. Ho tante di quelle fatwe... Non mi spaventano, Ci aiutano gli italiani", spiega la leader di Fdi. Tornando sulla candidatura del Cav al Quirinale, ha spiegato che, "non abbiamo perso nessun tempo, è che all'atto pratico il centrodestra non ci ha creduto più. I voti che sono mancati in aula non erano quelli di FdI, quelli ci sono sempre stati", ricordando che per il voto su Elisabetta Casellati "secondo me fatto troppo tardi, sono mancati almeno 40 voti di Forza Italia e 2/3 di Cambiamo Italia, quindi dei centristi", ha precisato la Meloni

 

 

 

Mentre di Matteo Salvini "non so che dire anche perchè non l'ho più sentito dall'elezione di Mattarella". E "siccome poi di quel suo voto ho saputo dalle agenzie come anche del suo sì al Governo Draghi, non so bene che dire. Queste cose sono successe. E contano se si vuole davvero provare a ricostruire", ha infine aggiunto riferendosi al rapporto politico con il leader della Lega dopo la rottura proprio sul Quirinale.

 

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