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CartaBianca, Andrea Crisanti: "Quattro mesi di lockdown e non si sono lamentati", vuole condannare gli italiani al peggio

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Andrea Crisanti non perde la sua linea rigorista. Intransigente sul coronavirus, il professore ordinario di Microbiologia a Padova ribadisce a Cartabianca la necessità di tenere ancora gli italiani in casa. "Stavolta la politica si è presa la responsabilità, questo è un elemento di chiarezza - ha messo le mani avanti di fronte alle telecamere di Bianca Berlinguer su Rai 3 - poi giudicheranno gli elettori. Invece in Spagna la situazione non è così positiva come si dice: a Madrid il tasso di contagio è di 350 casi ogni 100mila abitanti". Per l'esperto infatti Mario Draghi e l'intero governo non dovevano giustificare le parziali riaperture del Paese ammettendo di aver assunto "un rischio calcolato". Il motivo? "Ci sono gli interessi degli imprenditori ma anche le esigenze delle persone vulnerabili di rimanere vive. Con le aperture aumenterà il contagio. Perché in Inghilterra, dove hanno fatto quattro mesi di chiusura durissima, nessuno si è lamentato?". Insomma, il professore vorrebbe tanto condannarci all'ennesimo lockdown.

 

 

Proprio qualche giorno fa, in un'intervista su La Stampa, Crisanti seguiva la scia del collega Massimo Galli: "Purtroppo l'Italia è ostaggio di interessi politici di breve termine, che pur di allentare le misure finiranno per rimandare la ripresa economica". E ancora sul tanto contestato "rischio calcolato": "Ma come? Di calcolato vedo ben poco e il vero rischio è giocarci l'estate. Allora diciamolo chiaramente: la scommessa è riaprire ora per vedere se a giugno dobbiamo richiudere tutto".

 

 

Crisanti ha ammesso di non farsi grandi problemi a dire le cose come stanno, "io che non ho vincoli lo dico chiaramente: riaprire ad aprile è una stupidaggine epocale". Non la pensano allo stesso modo i lavoratori che da mesi si ritrovano senza stipendio e senza sapere quando riprendere regolarmente la propria attività. Non a caso a Montecitorio, nelle diverse proteste, sono scesi in piazza anche quei ristoratori che mai avrebbero pensato di protestare. Almeno fino a quando il governo non li ha costretti a farlo.

 

 

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