La Vita in Diretta, sospetto sullo scazzo Lorella Cuccarini-Alberto Matano: tutta una questione di soldi?"
Nel catalogo dei programmi-contenitore dell'italico pomeriggio, La vita in diretta, attingendo a tutti colori della cronaca, possiede storia, pubblico e un certo fascino (oltre ad essere stato, come molti format Rai, pregiato terreno di lottizzazione). L'edizione di quest' anno, provata dal Covid, dagli studi vuoti, dal nadir della raccolta pubblicitaria e da un'esigenza di narrazione cronistica al di là dell'umano, era stata retta ottimamente da Alberto Matano e Lorella Cuccarini, professionisti indiscussi. Ed era arrivata al 15% con picchi del 17% di share (partendo dal 10%), battendosela con la corazzata Barbara d'Urso e arrivando perfino a superare la Regina Margherita di Mediaset. Perciò è con discreto stupore che ho appreso dello scazzo micidiale tra la Cuccarini e Matano, trasformatosi da fidanzatini di Peynet tutti baci e moine, a sanguinari personaggi da Macbeth.
A dire il vero, è stata l'incarnazione dei miei sogni adolescenziali, la Cuccarini, una volta saputo della mancata riconferma nel programma, a lanciarsi col forcone contro Matano dandogli, di fatto, dello stronzo maschilista - proprio lui che ha una madre storica suffragetta del femminismo calabrese - . È scoppiata l'apocalisse che ha reso l'ultima puntata de La vita in diretta, appunto, un sofferto dramma shakespeariano, con tanto di strascico di lettere di colleghe Rai, specie il volto Emma D'Acquino, che sguainavano lo spadone a favore del conduttore. Ora, non entrerò nella polemichetta politica sulla Cuccarini fatta fuori perché in quota Lega; né sosterrò la tesi della benzina buttata apposta sul fuoco dal potente agente di Lorella per riallocarla comunque sul mercato.
No. Mi attengo ai fatti, e al nuovo disegno del pomeriggio di Raiuno voluto dal direttore Stefano Coletta. Il Covid ha cambiato la geopolitica degli ascolti: su Raiuno, al pomeriggio, paga oramai il racconto giornalistico. Ecco quindi spiegata la ristrutturazione del palinsesto con Monica Giandotti, Serena Bortone e lo stesso Matano in un'unica linea di narrazione. Ma, soprattutto, nel solco delle direttive di Salini, ecco l'uso di solo personale interno giornalistico dunque già stipendiato. Senza Lorella, certo, quella fascia perde un grande nome; però guadagna le 2000 euro e passa (pare) al giorno di un cachet che la rendono sempre la più amata dagli italiani, ma un po' meno...