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Nel 2011 in musica l'abbraccio tra rap e dance

Il do ut des tra i due generi: il featuring di livello garantisce copie a palate. Snoop Dogg lo insegna

Leonardo Filomeno
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Il 2011? Più danzereccio di così si muore, d'accordo. Ma, forse come non mai, quello che volge al termine è stato un anno all'insegna dei rapper. La cosa è sfuggita ai più. Eccerto, tutti distratti dalla magica Without You di David Guetta, interpretata, guarda caso, da un insuperabile Usher. E dal sound brioso e un tantino tamarro, con inconfondibile ritornello della Raffa nazionale, di un successone come Far l'amore del sempre splendido splendente Bob Sinclar, ora vacanziero a Cortina con la brillante Fuck With You, dove, ad incrociare la voce eterea e versatile di Sophie Ellis-Bextor c'è, appunto, uno che di rime se ne intende. E' vero, in apparenza nulla di nuovo: lo stesso Sinclar, come tanti suoi colleghi, è entrato spesso in studio con pezzi da Novanta della black music. Ma fateci caso: lo scorso febbraio l'artista francese ha chiamato Sean Paul per la celebrativa Tik Tok; adesso, per la solida Rock The Boat, si è affidato ad altri big come Fatman Scoop o Pitbull. Ecco, è proprio questo il punto: il rapper al microfono, da un po' di tempo a questa parte, è sempre famoso, in stretta osservanza di quel trend che vede collaborare un giorno sì e l'altro pure dj e stelle del pop. Il risultato? Tra Guetta&Sinclar, ad esempio, resta ancora il primo l'uomo dei record, grazie ai singoli sfornati con Timbaland, Taio Cruz, Flo Rida, 50 Cent, Akon, Nicki Minaj. O, soprattutto, Snoop Dogg, che con la godibile Wet (Sweat) non avrebbe avuto quel successo così galvanizzante se il produttore delle stars per eccellenza non ci avesse cucito sopra una base electro-dance che definire spaziale è dire poco. Allora sono questi signori che hanno bisogno della dance visto che l'hip hop non è morto ma di certo non tira più come ai (bei) tempi di Will Smith, Coolio e 2Pac? O vale il ragionamento opposto? Forse, generi a parte, la cosa conviene ad entrambe le categorie: è un do ut des, un venirsi incontro a vicenda. Sì, diciamolo: un discorso economico. Perché il featuring di livello garantisce copie a palate e, in modo particolare, ospitate. E infatti quello delle collaborazioni di cui parliamo sopra è ormai diventato un mare magnum in cui basta un niente per perdersi, tra un Wolfgang Gartner con will.i.am di qua o la premiata & scatenata ditta LMFAO, Lauren Bennet & Goonrock di là. Senza dimenticare che anche noi italiani, da Benny Benassi a Molella passando per Carolina Marquez, non ci facciamo mancare nulla in tal senso. Riassumendo. Ritmi sincopati più cantato rap uguale successo assicurato. Specie se il club è collaudato. Ma con una bella differenza rispetto a qualche tempo fa. Adesso chi canta è una celebrità. Perché la cosa funziona. E durerà. 

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