Nino Frassica, uno tsunami su Sanremo: cosa va in onda su Rai 2

di Daniele Priorimartedì 29 aprile 2025
Nino Frassica, uno tsunami su Sanremo: cosa va in onda su Rai 2
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Ironizzare su Sanremo? Si può. E allora che Festivallo sia, omaggio allegro, affettuoso e goliardico al Festival della canzone italiana. L’occasione giusta per sorridere della gara canora, dei suoi meccanismi e dei suoi luoghi comuni. E a chi altri poteva venire in mente una trovata simile se non a Nino Frassica che da domani, martedì 29 aprile per sei serate, «per pura casualità nello stesso giorno, alla stessa ora e sullo stesso canale, quarant’anni dopo l’esordio di Quelli della notte», racconta il comico a Libero.

Nino, come le è venuto in mente di sfottere il Festival di Sanremo proprio in casa sua?
«Giocheremo senza nessuna forma di disprezzo. La nostra sarà un’altra versione di Sanremo!».

Ma come si può pensare un’altra versione di Sanremo se nessuno lo ha fatto per 75 anni?
«Mi è venuto in mente proprio mentre facevo il vero Sanremo come co-conduttore. Ho pensato a come potrei fare io il Festival da direttore artistico. Sarebbe sicuramente eccentrico e tutto diverso da come siamo abituati, tanto che non penso la Rai accetterebbe mai questa mia idea. Né, c’è da dire, giustamente, mi è stato mai chiesto di fare il direttore artistico del Festival di Sanremo! Perciò ho pensato: quasi quasi mi diverto a farne uno tutto mio. L’ho proposto a RaiDue e hanno accettato. Così è nato Festivallo».

In cosa consisterà?
«Dovremo trovare la vera vincitrice di tutta la storia del Festival. Ovvero la vincitrice tra tutte le canzoni vincitrici secondo una una giuria particolare».

Ci dica qualche nome...
«No, proprio perché è diverso dal Sanremo vero in cui viene tutto annunciato nei tg, dappertutto... Io invece lo voglio fare in sordina. Non si sa chi è il presentatore, non si sa chi sono le coconduttrici, non si sa chi sono i giurati eccetera. Sarà tutto a sorpresa, in pieno con lo stile della mia comicità. Ci saranno opinionisti particolari, collegamenti particolari, inviati particolari. E quindi sarà un programma diversissimo da Sanremo, ma in tema con Sanremo. Mi divertirò così a fare la mia versione che non sarà nazional popolare ma abbastanza, non dico d’elite, ma abbastanza d’elite...».

Senta, ma davvero vuol farci credere che sia stata una coincidenza iniziare lo stesso giorno 40 anni dopo l’esordio di Quelli della notte?
«Una coincidenza bestiale! Perché questa data d’inizio non era affatto prevista, anzi, io avrei preferito che la trasmissione fosse iniziata qualche settimana prima, più a ridosso della conclusione del Festival vero, poi siamo scivolati avanti e si è finiti su questa data».

Ma lei si sente un po’ erede di Renzo Arbore?
«No, erede no. Mi sento un suo allievo. Da quando ho iniziato ad adesso non ho tradito mai goliardia e il surrealismo della comicità fatta con Arbore».

La sua, appunto, è una comicità molto particolare che vive tra chi la capisce e la ama alla follia... E chi, semplicemente, non la capisce. Si è mai posto questo problema?
«No. Non me lo sono posto perché penso sia normale. Qualsiasi forma d’arte può essere amata da un target e non capita da un altro tipo di pubblico. Succede in tutti i campi. Piacere a tutti poi è difficilissimo, quasi impossibile».

Le viene in mente un suo show in cui ha capito di non essere stato capito dal pubblico?
«Io porto in scena sempre me stesso e la mia comicità. È impossibile sapere prima come andranno le cose. Anche perché se uno le sapesse prima porterebbe in scena solo successi, non crede? La verità è che il nostro è un mestiere astratto...».

Un’astrattezza grazie alla quale lei, però, è anche molto concreto. In tv è un Nino uno e trino. La vediamo sulla Rai, su Mediaset, sul Nove. Come vive questa versatilità in un’epoca in cui, soprattutto in tv, si tende molto a legarsi a un’azienda a un canale?
«A me un giorno può trovarmi a teatro, un altro in un fotoromanzo (Sorride). Non mi sono mai legato con contratti esclusivi. Gironzolo per i canali. Se mi piace quello che mi propongono vado, se non mi piace non vado. Certo, legarsi con un contratto lungo ti dà la sicurezza del lavoro, però al tempo stesso ti toglie molte possibilità. E allora: è meglio l’esclusiva o la libertà? Boh..».

Le farò alcuni nomi che ha incontrato in questo gironzolare. Mi dica la prima cosa che le viene in mente. Cominciamo da Fabio Fazio.
«Fabio Fazio è un grande studioso. Forte, una bestia, un animale televisivo».

Maria De Filippi?
«Furba. È quella che conosce meglio di tutti il pubblico».

Carlo Conti?
«Il tuttofare che sa fare tutto».

Terence Hill?
«Un cuore d’oro. Penso sia l’uomo più buono del mondo».

E Raoul Bova?
«Bellezza e simpatia».

Ora invece avrei una domanda per il maresciallo Cecchini. Come futuro Papa vedrebbe meglio don Matteo o don Massimo? «Don Matteo perché è più anziano. Il Papa deve essere anziano» (Sorride) Lo sa, Nino, che ci sono adolescenti che pensano di lei che sia davvero un carabiniere?
«Questa è una cosa buona perché vuol dire che interpreto bene il ruolo. In maniera credibile. Il problema semmai è il loro che non riescono a distinguere l’attore dal personaggio...» (Sorride).

Le è mai pesata questa ormai pluridecennale accostamento con l’Arma dei Carabinieri?
«Mi piace. Non ne avevo capito il vero valore. L’ho capito interpretando il ruolo del carabiniere. Adesso capisco quanta passione, cuore e serenità ci sia in loro e sono un vero fan dell’Arma!»

Ma in tutti questi anni ha capito se i carabinieri veri ridono delle barzellette sui carabinieri?
«Sì, penso di sì perché sanno che è un gioco, un’esagerazione. La barzelletta è una deformazione della realtà proprio per far ridere. E’una cosa falsa. I veri carabinieri non sono come i carabinieri delle barzellette. Proprio per questo credo che ridano delle barzellette su di loro, sicuramente».

Partirete con Festivallo a ridosso del grande lutto per la perdita di Papa Francesco. Sarà il tempo giusto per ricominciare a ridere?
«Per Papa Francesco sono tanto dispiaciuto, come tutti gli italiani. Lui, però, amava molto i comici, quindi...».

Ora Festivallo va di sicuro su RaiDue ma secondo lei, vista la strana aria che tira, la Rai rifarà pure il Festival di Sanremo?
«Festivallo si può spostare, può cambiare pure rete perché è una novità ma il Festival di Sanremo deve restare là dove è sempre stato. Non si può cambiare.
Perderebbe il suo essere tradizione, rituale, messa cantata. Se il Festival cambiasse città o rete, semplicemente non sarebbe più il Festival di Sanremo».

Invece lei Nino, dopo le sei puntate di Festivallo che programmi ha per l’estate e per la seconda parte di questo 2025?
«Giriamo Don Matteo 15 per cui niente vacanze».