Andrea Vianello lascia la Rai nel giorno del suo 64esimo compleanno. Le ali sinistre di Saxa Rubra, dal cdr del Tg3 al membro del cda Roberto Natale (stranamente assente l’eco di Usigrai) sollevano peana per coprire (con difficoltà) un particolare macroscopico: l’assenza sempre più evidente del Partito Democratico che preferisce abbaiare alla luna anziché operare, come politica comanda, nel dibattito ancora pienamente in corso sull’assegnazione delle direzioni. In ballo c’è ancora quella di Radio 3, per la quale era circolato peraltro proprio il nome di Vianello, e ben 30 vicedirezioni da assegnare sulle quali, ad oggi, però, il Pd non compare nemmeno tra gli spifferi dei corridoi. Una serie di incroci sbilenchi che devono aver fatto maturare a Vianello la decisione di lasciare.
A rendere pubblica la notizia, tramite un post su X è stato lo stesso giornalista romano che esce con la signorilità che gli è sempre stata riconosciuta dal pubblico e dai colleghi. «Dopo 35 annidi vita, notizie, dirette, programmi, emozioni e esperienze incredibili, ho deciso di lasciare la “mia Rai”. Accordo consensuale. Ringrazio amici e colleghi, è stato un onore e una magnifica cavalcata. Porterò sempre con me ovunque vada il senso del servizio pubblico». Una nota che, in sé per sé, non lascerebbe spazio a particolari ulteriori discussioni ma figurarsi se, in un giorno di polemiche al cubo come il 25 Aprile, da sinistra potevano farsi scappare la ciliegina sulla torta che è la Rai sotto assedio delle destre e i giornalisti mandati in esilio.
Primo a uscire è il Cdr del Tg3, ovvero ciò che resiste di TeleKabul, secondo i quali Vianello è «l’ennesimo collega di grande livello che viene messo ai margini dall'azienda per motivi che non possiamo non definire politici, in un progressivo svuotamento di identità e professionalità». Non meno accorato il consigliere d’amministrazione Roberto Natale che parla di una «notizia amara per chiunque abbia a cuore il servizio pubblico. Vianello è stato per tanti anni un importante riferimento del giornalismo Rai», prosegue Natale, «e certamente avrebbe potuto continuare a dare anche adesso il suo apporto se gli fosse stata offerta una nuova collocazione idonea».
Dulcis in fundo, arriva anche la coperta di Linus del Pd che con Sandro Ruotolo parla di un Vianello «tradito da TeleMeloni» e con il senatore Walter Verini di una «Rai più povera e più arrogante» per colpa «di una destra alla quale non piacciono controlli e contropoteri. Voci libere come Vianello non si spengono». Laconico il commento di Francesco Palese, segretario del sindacato Unirai: «Il solito vittimismo ci appassiona poco. Come sindacato siamo concentrati sulla stabilizzazione di quei colleghi precari che aspettano risposte da troppo tempo. Quello è il segnale forte che ci aspettiamo dalla Rai».