"Adolescence", serie woke che piace solo agli adulti

di Costanza Cavallidomenica 30 marzo 2025
"Adolescence", serie woke che piace solo agli adulti
3' di lettura

Sapete come siamo noi adulti, e più nello specifico i giornalisti, veniamo attratti in branco da qualche cosa, una notizia o una storia, la scarnifichiamo, frenetici, e ci danniamo a parlarne. Dopo qualche giorno, al gran fracasso, come lo starnazzar d’ali delle anatre che passano in volo, segue il silenzio. Ed è il momento in cui ci guardiamo indietro e invariabilmente ci accorgiamo che ci siamo persi qualcosa. È successo anche per “Adolescence”, la miniserie britannica di Netflix in quattro puntate, che ha raggiunto il record di 66 milioni di visualizzazioni in due settimane. Il protagonista è Jamie (l’esordiente Owen Cooper), tredicenne dello Yorkshire, arrestato con l’accusa di omicidio. La vittima è una ragazza della sua scuola, accoltellata a morte. La polizia sfonda la porta di casa in un raid all’alba, Jamie viene arrestato e condotto nella stazione di polizia, dove lo seguono i genitori, il papà Eddie (Stephen Graham), la mamma Manda (Christine Tremarco) e la sorella (Amelie Pease).

Le puntante sono autoconclusive e girate in un’unico piano di sequenza (formidabile perché è di quelli veri, senza tagli nascosti). Primo episodio: arresto, foto segnaletiche, visita medica, interrogatorio. Secondo episodio: indagini nella scuola, gironi danteschi di bulli, brufoli, emoticon incomprensibili e paranoie (degli studenti e in egual misura degli insegnanti). Terzo episodio: Jamie in un centro di detenzione minorile con una psicologa (Erin Doherty). Quarto episodio: in attesa del processo, la famiglia di Jamie festeggia il cinquantesimo compleanno del padre. Uno degli sceneggiatori è Jack Thorne, che è su Netflix anche con “Toxic Town”, altro drammone con recensioni che gridano al miracolo: già definito l’“Erin Brockovich” britannico, è la storia dello scandalo dei rifiuti tossici di Corby durante gli anni Ottanta e Novanta.

Meghan Markle ora sembra la casalinga di Voghera: l'ultima serie è indigeribile

In mezzo a tante guerre, divisioni, contrasti, finalmente una “cosa” che mette d’accordo tutti a livel...

Il problema di “Adolescence” - ciò che lo rende ruffiano, che fa scrivere a tutti “ogni genitore dovrebbe guardarlo” e lo tiene perciò ben lontano dall’essere un capolavoro- lo ha svelato lo stesso Thorne in un’intervista. Un collaboratore gli ha suggerito di informarsi sulla “manosphere”, l’androsfera, l’ambiente maschilista e misogino degli “incel”, che sta per involuntary celibates, celibi non per scelta. L’espressione è utilizzata per definire maschi etero che non hanno rapporti sessuali perché si sentono rifiutati dalle donne e le accusano di privarli di un loro diritto. Guru degli incel è Andrew Tate, ex campione di kickboxing famoso per i suoi video, indagato per abusi, tratta di esseri umani, sfruttamento della prostituzione.

«I video che guardano i bambini sono molto più oscuri di Andrew Tate» ha raccontato Thorne, «è terrificante. Ho un bambino di otto anni e mi ha fatto venire voglia di metterlo in una scatola e tenerlo lì per i prossimi dieci anni». Praticamente una resa. La serie piace tanto agli adulti perché racconta la nostra vulnerabilità, la rabbia, la paura e le proietta sugli adolescenti. Quando vediamo i corridoi della scuola pieni di arcobaleni, messaggi motivazionali e cartelloni gender friendly; quando la psicologa chiede a Jamie se suo padre è un violento, se guarda altre donne, se va spesso al pub a bere con gli amici; quando ci crogioliamo nella nostra narcosi collettiva senza sforzarci di pensare alla pars construens (compito che un’opera simile sarebbe tenuta a compiere, altrimenti trattasi di documentario), altro non è se non un marasma woke a mo’ di salvacondotto alla nostra inadeguatezza e incapacità di capire le nuove generazioni (aliene per qualunque genitore nella storia dell’umanità). “Adolescence” è autoanalisi. C’è da augurarsi che il prossimo lavoro di Thorne, un adattamento de “Il signore delle mosche” di William Golding, in arrivo sulla Bbc entro la fine dell’anno, resti fedele all’originale.

In arrivo al cinema "La città proibita": ecco il "Kill Bill" italiano

Un po’ Tarantino, un po’ Mamma Roma multiculturale. Con molti colpi di kung fu, una stunt-woman cinese rubat...