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Claudia Gerini, "Meloni non è sbucata fuori dal nulla. Rompe un tabù". Come zittisce le femministe rosse

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"Al di là delle posizioni politiche personali, il fatto stesso di avere un premier donna – peraltro con alle spalle un percorso politico, lungo e articolato, quindi non sbucata fuori dal nulla – è un passo importante perché rompe un tabù. Vuol dire che in prospettiva si potrà avere anche una Presidente della Repubblica donna".

Intervistata da La Stampa, l'attrice romana Claudia Gerini interviene sull'8 marzo con un riconoscimento alla premier Giorgia Meloni e un virtuale schiaffo alle ultra-femministe che utilizzano la festa della donna non come una occasione di rivendicazione sociale e culturale ma come una clava per condurre la loro battaglia politica contro il centrodestra.

Da festeggiare in realtà, sottolinea l'interprete di Viaggi di nozze, c'è poco: "Ormai è una festa che appartiene a un altro mondo, a un’altra era. La nostra società è diventata molto più consapevole e matura rispetto al passato: ha aperto gli occhi, si è resa conto della disparità di genere in cui versiamo. Più che una festa, l’8 marzo è diventata un’occasione per fare il punto della situazione. A che punto siamo? La donna figura finalmente nelle posizioni apicali della società, può avere una carriera e nei paesi più civili è previsto un congedo anche per i neopadri". Tuttavia, prosegue, conquiste come l'approdo di una donna a Palazzo Chigi e, chissà, al Quirinale "sono piccole cose. Siamo come delle formichine, che mettono insieme, piano piano, le briciole. Le conquiste che mancano all’appello sono ancora tantissime".

 

"Veniamo da secoli di disparità e il retaggio è tale che è stato stimato che ci vorranno 13 generazioni per raggiungere un’effettiva parità: una prospettiva lunghetta - riflette ancora la Gerini -. Eppure la società si fonda sulla donna, anzi, si fonda sulle donne invisibili: quello stuolo di madri, mogli, sorelle che mettono insieme il pranzo con la cena, lottando tra giornate fatte di sveglie all’alba e stipendi bassi, figli da fare crescere. Oggi dovremmo ricordare soprattutto loro: riconoscerne il valore sarebbe un passo di civiltà. La seconda battaglia, che poi è quella legata alla campagna Io sono, è l’autodeterminazione femminile. È giusto dare a tutti le stesse possibilità, senza per questo dimenticare la differenza tra uomini e donne".

 

 

 

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