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Gene Hackman, com'è morto il suo cane: un dettaglio raccapricciante

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C'è una terza vittima innocente nel dramma della solitudine di Gene Hackman: è il cane, morto come i suoi padroni, il divo di Hollywood e la moglie Betsy Arakawa. Stroncato dagli stenti, dopo giorni orribili, quando la donna, 65enne, era già morta per una sindrome polmonare da Hantavirus mentre il divo di Hollywood, 95enne e malato di Alzheimer, non era più in grado di badare né a se stesso ne, ovviamente, ai suoi animali domestici, per finire ucciso anche lui dagli stenti e da un attacco cardiaco.

La fame, come rivelato dal medico legale e dagli inquirenti che stanno indagando su quanto accaduto nella villa di Santa Fe, nel New Mexico, potrebbe dunque essere stata la causa della morte del cane, il cui corpo è stato trovato in una gabbia nel bagno di Hackman e Arakawa la scorsa settimana. Betsy sarebbe morta nel giro di 24/36 ore intorno all'11 febbraio, probabilmente dopo aver scambiato per una semplice influenza l'hantavirus, virus raro e potenzialmente letale se non curato adeguatamente e alla esposizione e al contatto con escrementi di topi infetti in case, capannoni o aree poco ventilate.

 

 

 

Le autorità non sono ancora certe della causa della morte del cane: "Non credo che conosciamo la risposta a questa domanda", ha detto la veterinaria della sanità pubblica dello Stato del New Mexico, Erin Phipps, in risposta a una domanda precisa durante una conferenza stampa di oggi in cui si chiedeva se la causa della morte del cane fosse stata la fame. "Tuttavia, date le tempistiche presentate, è una possibilità".

 

 

 

Poco dopo ha risposto a un'altra domanda, dicendo che i cani non sono in grado di contrarre la sindrome polmonare da hantavirus, la malattia che, secondo il medico legale capo del New Mexico, ha causato la morte di Arakawa. Altri due cani della coppia, tenuti in libertà nella proprietà, sono invece sopravvissuti. Nelle prime ore in cui si era venuti a conoscenza della morte di Hackman, si parlava di uno dei tre cani trovato morto chiuso dentro un armadio. Un dettaglio, impreciso, che aveva alimentato congetture e complottismi vari. 

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