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Striscia la Notizia, la rivelazione di Ezio Greggio: "Perché il tiggì satirico è intoccabile"

Daniele Priori
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Ezio Greggio, 70 anni compiuti lo scorso anno e Una vita sullo schermo che diventa uno spettacolo lungo quattro decenni di televisione e cinema, affrontando per la prima volta la quarta parete teatrale che per il conduttore si trasforma nel regalo più bello: l’abbraccio del suo pubblico. Lo spettacolo venerdì 21 febbraio arriverà a Milano per una data speciale al Teatro Dal Verme mentre il 27 marzo arriverà a Roma all’Auditorium Conciliazione. Un’occasione anche per fare il punto sullo stato di salute della tv, in particolare sulla satira: «In Italia c’è chi dice di fare satira ma su alcuni canali vedo in realtà una azione politica mascherata che colpisce solo da una parte. Striscia, invece, da quasi quarant’anni racconta meglio di chiunque altro l’Italia, non guardando in faccia a nessuno e colpendo a destra, a sinistra e al centro. Ecco, questa è la satira. Esattamente quella che fa Antonio Ricci da tutto questo tempo».

Lo spettacolo il prossimo anno dovrebbe arrivare anche all’estero: a Londra, a New York o in Canada “per incontrare i tanti italiani che vivono lì”. Greggio, peraltro, ha lavorato a Hollywood e continua a frequentarla. Ha più volte incontrato l’ex moglie del presidente Trump, Ivana ma mai lui. «Se capiterà lo saluterò. Spero non mi faccia pagare il dazio se gli darò la mano!».

 



Greggio, un one man show autobiografico è il regalo per i suoi primi 70 anni?
«Assolutamente sì ma spero sia soprattutto un regalo per il pubblico che mi segue da oltre 40 anni attraverso trasmissioni cult che ho fatto, da Drive in a Paperissima a Striscia la notizia, alla quarantina di film per il cinema e la tv. Dunque spero sia un regalo che io e il pubblico ci facciamo a vicenda».

A teatro perché?
«Erano anni che ricevevo inviti dai teatri. Stefano Francioni, produttore dello spettacolo, da tempo mi chiedeva questa cosa. Così ho deciso di farlo perché sono maturati i tempi per raccontare la mia storia e finalmente ho accettato l’invito ma non è che sarò solo sul palco a fare monologhi... Nei circa cento minuti certamente porto anche pezzi che il pubblico si aspetta, come l’Asta Tosta per il quadro originale di Teomondo Scrofalo, che ormai è un po’ come una Gioconda restaurata (ride, ndr). Ne farò una speciale per il pubblico di Milano. E poi ovviamente parlerò un po’ di quella che era la televisione degli anni 80, come si è evoluta negli anni e come è oggi. I racconti da fare sono veramente tanti».

Si tratta di un esordio?
«È un esordio in teatri come il Dal Verme o l’Auditorium di Roma che si prestano a tipi di messinscena che il pubblico magari non si aspetta... L’esordio vero in teatro però per me è stato anni addietro con il cabaret. Però con questo spettacolo mi succede una cosa diversa da tutte le altre: ogni serata mi capita di perdere un chilo, un chilo e mezzo quindi tra una data e l’altra devo recuperare!».

Dovremo aspettarci ospiti in scena?
«Ne avrò molti ma ci tengo a dirgliene una in particolare... Siccome dovrò condurre una puntata speciale di C’è posta per me, mi toccherà trasformarmi in Maria De Filippi che certo sarà un po’ diversa dall’originale, straordinaria e fantastica Maria».

Vedremo anche il suo socio Enzino Iacchetti?
«Questo purtroppo no perché è in tournée anche lui con il suo spettacolo».

Le piacerebbe fare uno show dal vivo insieme con il suo sodale storico?
«Magari in futuro ci potrà essere occasione di vederci in scena dal vivo insieme...Però stavolta ci sarà un grande ledwall, quello sì, su cui pure si vedranno cose inattese».

Quindi anche se sarà a teatro lo schermo sarà comunque il coprotagonista. È una sinestesia interessante...
«Ci saranno dei ricordi, degli incontri, delle scene che in qualche modo si materializzeranno sullo schermo ancor prima che io entri in scena. E la chiacchierata con il pubblico inizia proprio da questo: dopo tanti anni che mi avete visto lì dentro, ora sono qui in carne e ossa davanti a voi...».

Ma il pubblico per cosa, secondo lei, davvero la ama?
«Sicuramente come un amico, uno di famiglia, di casa. Anche oggi che sono a Monaco, una famiglia di italiani che ho incontrato a pranzo, mi ha chiesto come prima cosa se potessero darmi del tu proprio per questa familiarità acquisita. Cose così ti fanno capire che superare, rompere quello schermo e arrivare al contatto dal vivo è molto importante».

E da lei cosa si aspettano in particolare?
«Sicuramente i tormentoni come E lui o non è lui - Frechete e tanti altri... li sanno tutti a memoria. Ho un pubblico laureato in greggiologia! E poi oltre questo si aspettano di ritrovare quella verità, raccontata sotto forma di satira, che portiamo con Striscia La Notizia. Gli spettatori vogliono rivivere fenomenologie come quelle dei paninari o dei bocconiani che portavamo in scena al Drive In. Quindi certamente gli aneddoti della mia carriera. Gli incontri con i grandi di Hollywood: da Mel Brooks a Leslie Nielsen. Con i grandi protagonisti della televisione italiana come Mike o Pippo Baudo. Io sin da ragazzo ho avuto la fortuna di incontrare un po’ tutti e per prima cosa sono andato a vederli proprio a teatro. Penso a Walter Chiari, a Cochi e Renato. E poi sono riuscito anche a lavorare con loro».

Il pubblico dunque sembrerebbe essere il valore aggiunto anche per lei...
«Quando alla fine dello spettacolo scendo tra gli spettatori, ci rimango per un’altra oretta buona perché ognuno ha qualcosa da raccontarmi. Ho una tale aneddotica che potrei costruire un altro spettacolo solo sudi loro. Ma la cosa più bella è che alcuni chiamano la sorella, la mamma, la suocera che non sono riuscite a venire e ci facciamo anche delle videochiamate a fine spettacolo. Tutto avviene in platea. Una cosa che capita spessissimo è che vengano a dirmi: signor Greggio, sa che lei è un mio grande fan (ride, ndr). A qualcuno di loro capita di fare un po’ di confusione su chi è fan dell’altro ma diciamo che riesco a capirli lo stesso e va bene così!».

Tutto questo idillio dal vivo, sullo schermo è mediato da trent’anni dalla presenza costante di Antonio Ricci. Lei come riesce a gestire questo rapporto?
«Quello con Antonio è un rapporto affettivo. Una lunga storia d’amore che, perla parte televisiva, diventa un trio al quale si aggiunge anche Enzino. Ci lavoro da 41 anni lo percepisco come un parente, uno di famiglia. E le dico: menomale Ricci ha il carattere che ha! La sua genialità credo nasca proprio dal suo essere così deciso e irriverente con tutto e tutti. Credo, peraltro, che Antonio sia in assoluto la persona che più conosce il mezzo televisivo. Ha una conoscenza direi quasi anatomica del fenomeno e di tutto ciò che è ad esso connesso. Il fatto che sia stato invitato anche all’estero da grandi università lo dimostra».

Striscia La Notizia però quest’anno ha avuto una flessione di ascolti senza precedenti. Si può parlare di crisi del programma?
«Io condivido al 100% quello che ha detto Ricci. Striscia resta assolutamente un programma ai vertici delle trasmissioni Mediaset e penso sia intoccabile perché da quasi quattro decenni dà spessore a una rete televisiva commerciale che quindi, per sua natura, deve puntare anche su programmi più leggeri come quiz o reality. Proprio per questo, però, penso che Striscia non sia in crisi ma anzi resti un programma assolutamente all’altezza e lo stia dimostrando anche quest’anno».

 

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