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Sanremo 2025, delirio femminista contro Carlo Conti: "Patriarcato". Linciato per una battuta

Alessandro Gonzato
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Scusate, nessuno che gridi al razzismo? Sveglia: a Sanremo non c’era neanche un cantante di colore! Altro che il “Papa nero” dei Pitura Freska: ha dominato il potere bianco, Carlo Conti a parte. Aggiornate subito le pseudo femministe che hanno strillato al patriarcato perché i primi cinque in classifica sono uomini. Ma vi pare? Le attiviste, scatenate sui social, sono riuscite ad attaccare il conduttore che ha rivolto alla procace co -conduttrice Elettra Lamborghini una battuta, «metti il turbo», e non hanno notato il pallore dei concorrenti. 

Vabbè, accontentiamoci. Ah: guai a scrivere “valletta”, attenzione. Tra le più agguerrite contro il patriarcato spicca Eleonora Camilli, “giornalista che si occupa di immigrazione, diritti e diaspore contemporanee”, così informa su “X”. «Il festival della restaurazione porta in finale tutti maschi», si dispera. Il tweet manda in sollucchero Annalisa Cuzzocrea, editorialista di Repubblica, che lo ripubblica. Più d’uno le risponde con una domanda: «Non è forse che le canzoni degli uomini sono state semplicemente apprezzate di più?». No, c’è del marco in Liguria.

 

Torniamo alla Camilli: affranta dal patriarcale podio non le rimane che tifare per un maschio: «A questo punto», scrive in piena notte, «è solo un fortissimo “daje Brunori sas”», Dario Brunori. Il quale arriva terzo e qualche ora dopo commenta: «L’assenza di donne sul podio di Sanremo è un tema ed è bello affrontarlo tra artisti, ma posso dire come consolazione che quantomeno in questo podio è rappresentato un maschio che non è patriarcale». Ci crediamo, ma d’ora in poi allora che valga per tutti l’autocertificazione di persona perbene. Com’era quella vecchia pubblicità? “Falqui, basta la parola”. Lo spot, diventato un’icona di Carosello, fu una trovata di Marcello Marchesi: in tivù la parola “lassativo” era vietata.

Ci assale un dubbio: se per caso quei retrogradi del televoto avessero fatto trionfare Clara, bellissima ma non la migliore in gara, sarebbe stato sessismo? Pensateci. All’erta femministe e antifasciste: potrebbe emergere che Elodie si è piazzata dodicesima perché ha detto che piuttosto di votare la Meloni si faceva tagliare un braccio, anche se poteva dire che piuttosto di votare la premier protestava contro il patriarcato senza esibire le proprie grazie. La “Dimenticarsi alle 7” di Elodie è stata dimenticata ben prima dal pubblico, così come “Fuorilegge” di Rose Villain, pure lei esteticamente molto apprezzata e “anti-destre”.

Neppure Giorgia, la cantante, ha sfondato: a detta di molti meritava di più. E però, in attesa di indagni alla Tom Ponzi, possiamo dire che non è andata bene a chi ha manifestato apertamente antipatie per l’altro Giorgia. A “Domenica In” Gaia (26esima) tuona: «Ci sono delle situazioni che fanno stare male. Vedere Giorgia arrivare sesta...».

 

Rivolgiamo un monito agli italici patriarchi: se vincono gli uomini non è per merito, mettetevelo in testa! Una parentesi sul deputato del Pd Matteo Orfini: pure lui contro il patriarcato? No, non stavolta almeno. Lui sposta il mirino, ma neanche di tanto: «È mancata la musica impegnata, quella che parla un po’ più di temi sociali». Voleva «qualche canzone che portasse quello che sta succedendo nel mondo».

Va ricordato che le femministe, in testa “Non una di meno”, avevano già colpito alla vigilia scagliandosi contro “Bella Stronza”, alla quale Masini e Fedez hanno dovuto tagliare le parti ritenute dalle turbo-femministe maggiormente sessiste. Bella stronzata, hanno commentato in tanti.

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