Sanremo 2025, le confessioni di Iva Zanicchi: "Parlo con mio marito morto. E fino a domenica..."
«Me lo hanno tenuto segreto fino a domenica scorsa, mia figlia e Carlo Conti: che scherzetto. Sono onorata, ma spero che non venga visto come un commiato». Iva Zanicchi, 85 anni, monumento della musica e della televisione italiana, a Sanremo, tra due settimane, riceverà il premio alla carriera nella serata di giovedì. È la cantante che in assoluto ha vinto più volte il Festival: tre.
È vero che si è messa a dieta per indossare alcuni abiti audaci?
«Ma no, era una battutaccia che ho fatto a Un giorno da pecora. Deve sapere che mia figlia è come se fosse mia mamma, comanda lei. Avrò abiti sobri ed eleganti, niente spacchi; a 40 anni smisi di mettere i jeans perché pensavo che fossero roba solo da giovani».
Ma quanti chili ha perso?
«Solo 2. Ho eliminato i dolci, mangio 40 grammi di pasta, praticamente una forchettata, io ne facevo almeno un etto e mezzo. Il medico dice che il fegato protesta, devo mangiare meglio»
Arrivarci, alla sua età, così.
«Grazie. Ringrazio molto Carlo Conti per questo premio alla carriera, ci sono tanti altri artisti oltre a me che lo meritano. Spero che non assuma un tono funesto, da trapasso. Mia figlia comunque dice: meglio essere celebrata da viva. Io ho ancora tanti progetti, mica mi fermo».
Quali?
«Ho due brani davvero forti, sto preparando un nuovo disco. E c’è con Mediaset l’idea di fare due o tre puntate di prima serata dal titolo Iva contro Iva, ma non con la solita formula con ospiti e duetti. Vediamo. Sono legata a Mediaset, Pier Silvio Berlusconi è molto affettuoso con me, dice che mi vuole bene e io ci credo. Mi ha detto di essere felicissimo per Sanremo. E poi ci sarà anche Gerry Scotti, simbolo di Mediaset».
Quale è stato il Sanremo più bello?
«Ne dico due. Quello di Zingara Ci rendemmo subito conto, io e Bobby Solo, che il pezzo spaccava. Allora le prove avvenivano con il teatro pieno, con i giornalisti, vedemmo le reazioni. Eravamo certi di arrivare in finale. Un altro Sanremo importante è stato nel ’66. Prima di quello i discografici dopo alcune mie debacle mi dicevano: tu non sei da grandi palcoscenici, io piangevo tanto, volevo dimostrare che avevano torto. Vado a Sanremo con questo pezzo molto romantico drammatico, La notte dell’addio. Entro e inziano i fischi. Mi blocco. Mike Bongiorno, che era il conduttore, mi urlava di andare avanti. Volevo scappare. Ho cantato con tutta la disperazione che avevo. Poi mi hanno spiegato che i fischi non erano contro di me ma il clan Celentano protestava perché Adriano era stato eliminato».
Quindi un ricordo brutto?
«Bello e brutto. Ma ho dimostrato che potevano fidarsi».
Cosa ha quel palco di così magico ma anche pericoloso?
«Oggi è meno pericoloso perché i cantanti hanno tante altre occasioni per farsi conoscere. Ai miei tempi era una tagliola. Se non arrivavi in finale i tuoi cachet crollavano, le serate dimezzate, una batosta. Tanti non si sono più sentiti dopo Sanremo. Ricordo Peppino Gagliardi che girava con la corona del rosario, io ero agitatissima e andavo a cercare Modugno, me lo immaginavo tranquillo. Invece lo vedevo sbattere la testa su un pannello di legno: “Sono terrorizzato”, diceva. E io che speravo di essere consolata da lui. Dall’altra parte c’era la possibilità di avere un successo incredibile. Caterina Caselli era una sconosciuta.
Dopo aver cantato Nessuno mi può giudicare si trovava davanti all’hotel centinaia di persone».
Iva, lei ha una erede?
«Una domanda difficilissima. Emma Marrone, che è affermatissima da anni, tanti la accostano a me per la grinta. Sono stata molto curiosa, discontinua. Ho fatto tv, politica, dopo la quale per anni ho faticato a rimettermi nel mio ambiente. Ai giovani che si affermano consiglio di fare attenzione».
Nel suo lungo percorso artistico le manca qualcosa? Ha rimpianti?
«Il mio amico Cristiano Malgioglio dice che sono la più grande pigra che ha incontrato. Dissi di no ad Aznavour per una tournée tutta europea che mi aveva proposto: al mio posto andò Mia Martini. Non mi piace andare lontano da casa. Per lo stesso motivi dissi no ad un invito di Dean Martin, non sapevo bene l’inglese. Piazzolla mi voleva, diceva che la mia voce era come il tango, ma alla fine andò Milva».
A chi dedica il premio alla carriera?
«Canterò i medley delle canzoni con cui ho vinto Sanremo. Lo dedico a due persone. Mia madre che ha lottato tanto affinché io potessi cantare, facendo sacrifici inenarrabili. E a Fausto, mio marito, da poco scomparso».
Lo sente ancora vicino?
«Sì, molto. Lo sento in casa, al cimitero quando gli porto una rosa. Parliamo, prego, lo sento con me. Ogni volta che cantavo lui si commuoveva».