Enrico Ruggeri inchioda Sala e Pd: "Milano violenta, perché minimizzano"
La sfilza di vip che inguaiano Beppe Sala si allunga. L'ultimo a descrivere Milano come "una città violenta" è Enrico Ruggeri. Premettendo di essere nato nel capoluogo lombardo e di "starci bene", il cantante deve fare un'ammissione. "Mi rendo conto che il mio tipo di vita mi esclude un sacco di realtà - esordisce all'Adnkronos -, perché non esco la sera e non faccio tardi a meno che non vada a casa di qualcuno". Insomma, ironizza, "vivo da persona agée e il peggio non lo vedo. Ma mio figlio di 18 anni mi racconta di violenze che accadono, di questo fuoco sotto la cenere".
Per l'artista "è un momento molto duro che è diventato ideologia. Forse da un lato viene strumentalizzato, dall'altro minimizzato strumentalmente". Il motivo? "Credo che sia un problema di incroci di razze. Milano è sempre stata un po' 'razzista' con chi non ha voglia di lavorare, ma se hai voglia di fare ti ci trovi bene". Ragione per la quale a suo dire "i più arrabbiati sono proprio gli stranieri che lavorano tanto".
Da qui l'aneddoto: "Parlavo con alcuni operai albanesi che fanno i muratori, ebbene si chiedono come mai in Italia non ci sia un modo per far andare via queste persone che delinquono affinché loro, albanesi, se vanno a chiedere una casa in affitto non vengano guardati male".
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Tornato in tv di recente, Ruggeri aveva "denunciato" il fatto di essere stato "bannato" per tre anni dal piccolo schermo: "Avevo detto che non credevo a una parola della narrazione sul Covid". E un'accusa nello specifico l'ha irritato: "A darmi fastidio più del fatto di essere stato allontanato è stato che quando sono tornato qualcuno ha detto: 'ah, vedi, tele-Meloni'. Mi è parsa una carognata".