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Eleonora Abbagnato, il dramma: "Mafiosa! Sei grassa! E mi lanciavano sedie addosso"

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Si confessa, Eleonora Abbagnato, che racconta la sua lunga carriera, le difficoltà e gli aspetti più privati della sua vita in un'intervista al Corriere della Sera. La ballerina ha calcato il suo primo palcoscenico in tutù a soli 4 anni, e da allora non ha mai smesso di danzare. La sua passione per la danza, unita a un impegno costante, le ha permesso di raggiungere traguardi straordinari: dagli anni di formazione all'Opéra di Parigi fino alla conquista dei più prestigiosi palchi internazionali.

Ma il percorso non è stato privo di ostacoli. L'invidia e i pregiudizi l'hanno accompagnata a lungo, ma lei non si è mai fatta travolgere dalle maldicenze. E nell'intervista, la Abbagnato ripercorre le sfide del passato, i momenti difficili. Ha parlato anche del presente, diviso tra il ruolo di direttrice del Corpo di Ballo del Teatro dell'Opera di Roma, la vita familiare con il marito e le aspirazioni delle sue figlie.

"Lo dico anche a mia figlia, che un po’ di invidia ci sta. Ti sprona a fare meglio. La cattiveria è un’altra cosa", spiega. L'invidia, infatti, ha spesso fatto parte del suo percorso. Era una ragazzina di 14 anni, sola in Francia, e si è trovata a fronteggiare commenti crudeli. La madre di una compagna insinuava che suo padre fosse mafioso, e per molto tempo Eleonora è stata etichettata come la petite mafieuse, la piccola mafiosa. Quei momenti le hanno insegnato a resistere: "Questo piaceva ai coreografi che mi affidavano ruoli importanti", spiega, sottolineando come la resilienza sia diventata la sua forza.

Oggi, Eleonora vive il suo lavoro con orgoglio, ma non ne nasconde le difficoltà. "Mi impegna dal mattino presto a notte fonda. Dopo dieci anni sono estenuata". La danza, infatti, richiede sacrificio e, in certi casi, tolleranza del dolore. Se oggi le accademie possono contare sul supporto di psicologi e nutrizionisti, i suoi inizi raccontano un mondo molto diverso. Quel che racconta è drammatico: "C’erano coreografi che ci lanciavano le sedie urlandoci che non eravamo abbastanza magre. Anche Roland Petit, il mio maestro, quando non ero sufficientemente in forma, me lo diceva. Lo prendevo come stimolo. Ma era difficile sentirselo dire", ammette la Abbagnato.

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