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Gabriella Golia, l'ex volto di Italia 1: "C'ero prima di Silvio Berlusconi"

Daniele Priori
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Per circa un quarto di secolo, tra la fine degli anni Settanta e gli anni Duemila, Italia Uno ha avuto un volto e una voce a rappresentarli: quelli di Gabriella Golia. Milanese, cresciuta con il mito di Raffaella Carrà, figlia di un’ostetrica e di un produttore di apparecchiature scientifiche, da trent’anni legata al chirurgo Marco Alloisio, si racconta dalla Toscana dove sta trascorrendo le vacanze di fine anno.

Gabriella, è stata un simbolo di Italia Uno per molti anni. La sente ancora casa sua? 
«Beh ci sono stata dal ’79 al 2010. All’inizio era ancora Antenna Nord. Le persone erano abituate a vedere me e le mie colleghe prima dei programmi. Oggi ci hanno sostituito con delle voci sicuramente più veloci ma anche impersonali».
Una rete che si è sempre identificata con un pubblico giovane... 
«In realtà in quegli anni facevamo un po’ di tutto. Andavamo anche a Sanremo. Ospitavamo tutti i cantanti e anche gli ospiti del Festival in questa manifestazione che andava in onda qualche settimana dopo. Si chiamava Festival di Primavera. Grazie a quel programma ho potuto conoscere da vicino anche artisti internazionali come gli Spandau Ballet e i Simply Red».
Ha raccontato anche di un bacio con Tony Hadley in effetti... 
«Sì... (Ride) Ma mi piace ricordare anche la gentilezza del cantante dei Simply Red (Mick Hucknall ndr). Fu uno dei pochi che da noi cantò dal vivo. Peccato che prima lo intervistai e poi si esibì con il microfono spento! Fu disponibilissimo a ripetere intervista e esibizione, non si lamentò affatto. La cosa mi colpì».
Lei in effetti lavorava a Italia Uno quando ancora l’emittente non era di Berlusconi... 
«Esattamente. L’editore era Rusconi. E io posso dire di aver conosciuto Berlusconi prima ancora che tutti lo conoscessero. Ricordo che quando mi cercava per portarmi nelle sue televisioni il suo volto non era così popolare. Io stessa non sapevo bene chi fosse quella persona».
Vi sentivate eredi delle Signorine Buonasera della Rai o erano più distanti? 
«Loro in Rai erano sempre percepite come più formali, più classiche. A noi era consentito osare, ammiccare un po’ di più. Per questo ci sentivano un po’ più vicine alla gente».
Le piacerebbe tornare a Mediaset? 
«Lavorare in tv sicuramente. D’altra parte l’hanno detto anche i più grandi come Mike e Pippo Baudo: quando ci si abitua a lavorare in tv e quella diventa la tua casa, poi è normale che quando viene meno ti manchi. Però in questo mi piace ripetere quello che diceva Sandra Mondaini: invecchieremo con il nostro pubblico che ci vorrà sempre bene. Ed è così. Perché se è vero che la generazione di mio figlio, nato nel 1997, non sanno bene chi io sia, le persone che c’erano si ricordano e ancora mi fermano per strada, segno che qualcosa di buono l’abbiamo fatta...».
Cosa pensa di come sta cambiando e ampliandosi l’offerta televisiva? 
«Ci vorrà del tempo. Le persone devono abituarsi ai nuovi canali. Sinceramente pensavo Amadeus avrebbe portato qualche idea più nuova sul Nove. In realtà pensando ai quiz però mi sono sempre posta un’altra domanda: perché non mettano mai donne a condurne uno?».
Vuole dire che c’è ancora pregiudizio sulle donne nel mondo dello spettacolo? 
«Non solo nel mondo dello spettacolo. Molte donne che, a parità di ruolo, meriterebbero di essere pagate addirittura di più per meriti invece, non si sa perché, vengono ancora pagate meno dei colleghi uomini».
Pensi anche che gli uomini abbiano abusato di questa posizione dominante? 
«Ho sempre cercato accuratamente di evitare di andare a fare incontri di lavoro in posti diversi dagli uffici. Con questo non voglio dire che chi l’ha subito se la sia andata a cercare. Io, però, ho sempre prestato attenzione».

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Un post condiviso da La Volta Buona Rai (@voltabuonarai)

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