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Richard Gere da Fabio Fazio? "Quanti soldi ha preso quello col cuore grande"

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Tra i telespettatori di Che tempo che fa, quelli meno propensi alla retorica mielosa di Fabio Fazio e che domenica sera si sono sintonizzati sul Nove solo per vedere se l'ospite d'onore Richard Gere avrebbe picconato Matteo Salvini oppure no, a intervista ancora in corso gira una sola, provocatoria domanda: "Quanto ha preso per venire in studio quello con il 'cuore grande' e la villa enorme?". 

In realtà, forse saggiamente, l'attore americano grande sostenitore della ong spagnola Open Arms e in generale della politica dell'accoglienza dei migranti ha svicolato su qualsiasi analisi della sentenza che poche ore prima ha visto Salvini assolto pienamente dalle accuse di sequestro di persona e rifiuto d'atti d'ufficio perché "il fatto non sussiste". Una bella batosta politica e morale per lui che a un certo punto sembrava doversi presentare in aula a Palermo come testimone, ovviamente a sostegno dell'accusa. Gere ha invece taciuto (rifacendosi ampiamente con una intervista su La Stampa in edicola oggi) guadagnandosi in ogni caso parecchie critiche su X: c'è chi gli rinfaccia l'ipocrisia di pontificare dalla sua "mega villa a Hollywood, con 20 servi messicani", chi parla di "solita retorica frantuma test***oli di miliardario perbenista democratico" e chi taglia corto: "Difende le ONG di Soros, dovrebbe vergognarsi". 

 

 

 

Come si diceva, l'intervista a CTCF è stata in puro stile-Fazio: morbida, zuccherosa, sull'onda dei ricordi, tutta incentrata sulla carriera e sul privato. "Quando mi hanno proposto Oh, Canada, I tradimenti di Paul Schrader, mio padre era morto a 101 anni pochi mesi prima. Lui viveva con la mia famiglia e così ho potuto assistere al deterioramento della sua salute e soprattutto della sua memoria che era divenuta fluida. Quello che ho vissuto allora mi ha molto influenzato per il personaggio di Leo Fife, protagonista del film", spiega in studio l'attore 75enne presentando il suo prossimo film in uscita il 16 gennaio.

 

 

 

Quindi confessa di essere fuggito in Canada per evitare l'arruolamento nella guerra in Vietnam. "A fine anni Settanta c'è stata una generazione ribelle, la mia generazione, che è stata la prima chiamata alle armi dopo la II Guerra Mondiale per il Vietnam. Ognuno poteva però rimandare la guerra per motivi universitari o, in alternativa, fuggire in Canada . Quella generazione ha insomma da farsi perdonare molte cose. Certo ciascuno di noi nella vita compie scelte di cui non è orgoglioso ed è anche il caso del mio personaggio che ha fatto della sua vita un'impostura di cui si vergogna molto".

Inevitabile una domanda dalla risposta scontata, se vista dal fronte democratico e di sinistra: che ne sarà dell'America con il secondo mandato Trump? "Sono stato recentemente a Washington per un evento speciale a favore del Tibet in cui è stato reso onore al Dalai Lama e in cui era presente anche Nancy Pelosi. In questa occasione - dice l'attore a Milano - ho chiesto a molti senatori come vedevano il futuro dell'America, ma nessuno è stato in grado di darmi una risposta. Quello che a me spaventa di più è l'esercizio dell'autorità da parte di un presidente degli Stati Uniti insieme a dei miliardari (da Musk a Howard Lutnick fino a Linda McMahon). Questo è veramente inquietante specie se si considera che nella costituzione americana si parla sempre di 'noi popolo' mentre qui si parla ormai solo di 'noi miliardari', una situazione che fa tremare". 

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