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Enrico Ruggeri smaschera i deliri della sinistra: "Perché le femministe volevano picchiarmi"

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Che tempi quei tempi. Spulciando nel libro Non sai cos'è successo di Alessandro Ferrucci, Dagospia tira fuori un aneddoto molto succoso e illuminante su Enrico Ruggeri, uno dei vip dello spettacolo intervistati dal giornalista del Fatto quotidiano.

"Da ragazzo - spiega il cantautore milanese, che esordì sui palchi in pena era punk e new wave con i Decibel alla fine degli anni Settanta per poi intraprendere una ricca carriera solista - le femministe mi volevano picchiare per come stavo sul palco. Per loro trattavo l'asta del microfono come una esibizione fallica". Addirittura. D'altronde, il giovane Ruggeri era personaggio decisamente controcorrente e anche certi pezzi come Contessa Vivo da re realizzati con la sua prima band non passavano inosservati. 

 

 

 

Successivamente, accanto ai grandi successi anche a Sanremo (nel 1987 con Tozzi e Morandi e il pezzo cult Si può dare di più, nel 1993 con la rockeggiante Mistero), Rouge (questo il soprannome datogli da fan), si è fatto fama di cantante non di sinistra attirandosi di conseguenza gli strali di certa critica e certo mondo dello showbiz. Un azzardo che gli è costato pure l'etichetta di "fascista". Insomma, mettendosi contro prima le femministe e poi i partigiani in servizio permanente attivo, non si è mai annoiato. 

E anche in tempi di politicamente corretto, ha trovato modo di distinguersi dalla massa. Un esempio? Dall'edizione 2022, la Treccani nel suo Dizioniario dell'italiano ha sposato la causa della battaglia "per eliminare gli stereotipi di genere" decidendo di essere "il primo vocabolario a non presentare le voci privilgiando il genere maschile, ma scegliendo di lemmizzare anche aggettivi e nomi femminili". 

 

 

 

Molti sui social avevano criticato la scelta, e lo stesso Ruggeri su X aveva commentato amaro: "Avevamo la lingua più bella e completa del mondo", definendo "una stucchevole forzatura grammaticale" la svolta della Treccani. Segno che il suo rapporto con il mondo progressista (ma forse sarebbe meglio parlare di "derive" dei "talebani" e "talebane" del femminismo e non solo) non è mai stato facile.

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