Filippo Tommaso Marinetti, quando il padre del futurismo faceva il giornalista a Milano
«Siamo, a parer mio, in giorni d’incomparabile bruttezza e nulla ricordo d’analogo dacché ho l’età della ragione. Vedo cose che mi ricordano i Borboni». Siamo a Milano è il 1898 e il giornalista nonché ideatore del Corriere della Sera Eugenio Torelli Viollier fotografa quelli che sono stati i moti milanesi che si sono consumati tra il 6 e il 9 maggio di quell’anno. Uno scenario che torna di attualità grazie a Luni editrice che ha pubblicato, con la traduzione di Anna Pensante e il testo francese originale a fronte, il volume I moti milanesi del maggio 1898 (96 pp.; 12 €) firmato da Filippo Tommaso Marinetti. Il genio fondatore del Futurismo lo scopriamo in una veste inedita quella del reporter tra barricate, sangue, pallottole e pezzi di cervello. Effetì all’epoca dei fatti aveva 22 anni e nel 1900 pubblicherà sulla rivista Le Revue Blanche il saggio Les emeutes milanaises de mai 1898. Dopo l’introduzione curata da Arturo Colombo prende vita il reportage di Marinetti che parte rievocando i disordini divampati nei mesi precedenti nel Mezzogiorno. (...)