Red Canzian sbugiarda la sinistra: "Pooh, niente politica. Per questo ci hanno massacrati"
Ha fatto la storia del Pooh e, alla soglia dei 73 anni, Red Canzian è più in forma che mai e sta per uscire con il suo nuovo libro Centoparole per raccontare una vita. Occasione utile per raccontarsi anche in un’intervista al Corriere della Sera, rivelando anche le sfumature politiche mancate di un gruppo che ha fatto sì discutere, ma ha fatto soprattutto la storia della musica italiana.
I Pooh non hanno mai fatto politica? Red ammette: “Vero, e per questo la critica ci ha massacrato per anni”. Lotta ai diritti civili, però, sì e ne è testimonianza il brano Pierre del 1976 che parla di omofobia: “Sì, ma era un singolo e nell’altro lato c’era Linda, una storia d’amore. Il punto è che non siamo stati capiti a sufficienza, continuano a dire che siamo quelli dell’amore e delle lacrime, ma io so quanto lavoro c’è stato e c’è dietro quello che facciamo. In Italia si diventa santi solo dopo morti: me lo ricordo quando nel 2012 a Sanremo Lucio Dalla si presentò come direttore d’orchestra per accompagnare Pierdavide Carone. Nessuno se lo filò. Poi dopo due settimane Lucio morì e da allora è partita la beatificazione”.
"Mi hanno quasi ucciso": lo sfogo di Red Canzian, contro chi punta il dito
La consacrazione a Sanremo, nel 1990, con la vittoria del brano Uomini Soli e Red Canzian, però, svela: “La casa discografica non voleva portare quel brano, perché lo considerava triste. Voleva che andassimo con la canzone Donne italiane, più orecchiabile. Sa che cosa facemmo? Qualche settimana prima cantammo questa canzone in tv e la bruciammo, così i discografici furono costretti ad accettare Uomini soli, che poi vinse”.
Canzian, oggi in salute, ha però dovuto affrontare diversi problemi in passato, in primis al cuore: “Il mio si fermò nel 2015, ma oggi posso dire di aver beffato la morte tre volte. Sentii una bomba nel petto, dissezione dell’aorta. Il 40% muore prima di arrivare in ospedale, io fui fortunato perché mentre mi portavano in sala operatoria il professor De Paulis stava per prendere un aereo. Tornò indietro e mi impiantò una protesi da lui brevettata. La cosa incredibile è che 53 giorni dopo ero sul palco di Bolzano per un concerto, anche se dietro le quinte c’era un esercito di medici e familiari con flaconi, flebo... armamentario salvavita”. Poi, il tumore al polmone nel 2018: “Tumore maligno, mi asportarono un pezzo di polmone, ma un mese dopo partiva una mia tournée, ho fatto le prove con le flebo”. Infine, nel 2022, infezione da stafilococco aureo: “Ho smesso con gli antibiotici solo nel giugno scorso, due anni di cure. Ma sapesse quante tournée ho fatto con la schiena a pezzi: tra una pausa e l’altra, dietro le quinte, mi iniettavano l’antidolorifico”.
Nonostante ciò, le pazzie nella vita non sono mancate: “Con la prima barca, un motoscafo open e molto piccolo, ho attraversato, da completo incosciente, l’Adriatico da Jesolo a Rovigno, in Croazia, con il solo aiuto di una bussola e di una carta nautica”. Quindi l’episodio con Facchinetti: “Una volta, dopo un concerto, ero in macchina con Roby e decidemmo di partire per Bologna perché avevamo sentito dire che lì aveva nevicato e volevamo andare a vedere quella prima neve, ma, uscendo da una galleria sull’Appennino, l’asfalto bagnato si trasformò in una lastra di ghiaccio. Guidavo io e persi il controllo. Una carambola, una paura folle ma per fortuna andammo a sbattere contro l’ingresso della galleria successiva”.
Apparentemente senza paura Red Canzian, eppure non è così: “Ho paura di perdere la testa. Ricordo quando, un giorno, mi accorsi che mia mamma era ancora viva ma non era più con me. Spero di arrivare alla fine dei miei giorni leggendo uno dei tanti libri che tengo in una cassapanca vicino al letto”.