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Maurizio Mattioli, 74 anni e confessioni a cuore aperto: "Viva l'amore in terza età"

Daniele Priori
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Maurizio Mattioli è un pezzo di Roma vivente. A 74 anni, il comico capitolino, tra i volti più rappresentativi e amati del Bagaglino, vive la sua vita da novello sposo (all’inizio dell’anno è convolato in terze nozze con la signora Simonetta) a Gorga, nelle campagne della Valle del Sacco, sulla strada che unisce la provincia romana e la Ciociaria. Parla liberamente Mattioli. Con un pizzico di nostalgia ma anche con la volontà di vivere un futuro umanamente e artisticamente pacificato. «Non ho da chiedere niente a nessuno», ci dice. I progetti non mancano. Ci sono il teatro e la musica ma c’è anche il cinema con un nuovo film, un giallo, che ha appena iniziato a girare e si intitolerà Carmen è partita.

Roma è sicuramente il suo marchio di fabbrica più riconoscibile. Come vive un legame così forte alla sua città?
«Roma non è solo la mia città. È il mio modo di essere, la mia vita, il mio respiro. Credo sia questo il termine più giusto. La mia voglia di viverla e di abbracciarla è inesauribile, senza rinnegarla mai ma senza risparmiare neppure qualche critica. Roma di adesso mi piace un po’ di meno...Nonostante ciò, ovviamente, guai a chi me la tocca!».

 



Cosa non le piace più dell’Urbe?
«Il fatto che abbiamo voluto tanto trasformarla in una metropoli e adesso ne stiamo pagando le conseguenze. I pro e i contro. Io sono venuto a vivere in campagna tra gli animali. Ho le mucche, gli asinelli. Sto bene. Vengo spesso a Roma per lavoro però onestamente ho cercato degli spazi diversi proprio per stare un po’ lontano dal caos, da chi ti urla dietro per strada: “Ao’ Mattiò, vo’ partì che è verde?!?”. Nun se po’ più fa... Però le ripeto Roma è e resterà per sempre la mia città».

Tra i ricordi di una Roma che purtroppo non c’è più c’è anche il Bagaglino. Un luogo e una compagnia artistica e culturale speciale.
«Secondo me sì. Secondo tanti politici avversi invece il Bagaglino non era un luogo di cultura e arte. L’hanno voluto far passare per qualcosa di trash come se metà del popolo italiano potesse essere considerato così male...Si sono presi delle responsabilità che non sono mai stati in grado di sostenere fino in fondo. Non mi metto a dire a chi mi riferisco, di destra o di sinistra, ma tanto ci siamo capiti... Avevamo ascolti che oggi fa solo il Festival di Sanremo! Daje su...».

Pingitore che ruolo aveva in tutto questo?
«Un grande. Ricordo, a proposito di ascolti, una volta che facemmo 9 milioni e mezzo anziché i soliti 11-12 milioni, noi attori arrivammo con i musi. Lui: ma che andate cercando? Aggiungendo che avremmo dovuto ringraziare Dio!».

La ricordiamo nei panni di un divertentissimo Bill Clinton assai maccheronico...
«Sì, facevo Clinton che piaceva a tutti e aveva questa figlia che era poi Martufello. Una tragedia assoluta... (ride, ndr). Poi c’era Masticoni che aveva inventato le fibre... ostriche. Personaggi creati senza chissà quale pretesa di lanciare messaggi, con l’unica volontà di far divertire».

Ci si vedrebbe oggi nei panni di un Trump un po’ newyorchese, un po’ romano?
«Sicuramente. Se fossimo ancora al Bagaglino le pare che Ninni (Pingitore, ndr) non mi avrebbe fatto fare Trump? Credo che l’avrebbe proposto a me anche per una somiglianza dal punto di vista fisico. Pensi le risate!».

A chi vi ha accusato di fare una satira troppo disimpegnata, cosa risponde?
«In realtà ci dicevano di essere politicamente a senso unico... Ma non era vero nemmeno quello. Noi abbiamo attaccato chiunque: la destra, la sinistra, il centro. Ce n’era per tutti».

Pingitore sottolinea sempre il garbo della vostra satira...
«Esattamente. Le battute erano scritte per il gusto di far sorridere. Non c’era acrimonia. Ma non abbiamo risparmiato nessuno. Ne abbiamo avuto per Fini, D’Alema, Andreotti. Questa era la chiave. L’idea di riproporre i personaggi del quotidiano in chiave comica, al di là della scelta politica di ognuno. E poi i politici venivano a vederci».

Un collega di quegli anni al Bagaglino con cui è rimasto in contatto?
«Sicuramente Martufello. Ci frequentiamo tuttora con una certa continuità. Lui vive due montagne dietro di me, più verso il mare a Sezze, dove abbiamo festeggiato i 90 anni di Pingitore».

Altri colleghi che ricorda con piacere?
«Quelli che mi mancano e che non posso più vedere in giro. Punti di riferimento come Gigi Proietti, Carletto Vanzina, Lando Fiorini. Avere la certezza di non poterli incontrare più mi destabilizza molto. Mi fa invecchiare con più rapidità... Ma questa è la vita».

Ultimamente l’abbiamo vista assieme ad Alberto Laurenti sul palcoscenico tra note e parole di Franco Califano. Chi era per lei il Califfo?
«Era un uomo tosto, non un tipo facile... Io ho anche abitato a casa sua un periodo. Era molto spiritoso ma quando scriveva era rigoroso. Scriveva in rima ricalcando i grandi: dal Trilussa al Belli. Le sue canzoni sono piene di rime».

Nel 1995 ha vissuto una vicenda giudiziaria che l’ha portata ad essere arrestato, processato e poi assolto dall’accusa di traffico di droga. Come l’ha superata?
«In realtà non c’era neanche una vera accusa. Solo un pentito che raccontò di aver ceduto della droga in casa mia a me una sera di tre anni prima. Il che non era vero. Fu quello stesso pentito a precisare che io non ero uno spacciatore... Ciò non toglie che sono venuti a cercarmi a casa e non era giusto farlo. Ero incensurato, qualcuno non deve aver lavorato in totale buona fede. Perché tutto andò in maniera troppo strana. Credo proprio ci fosse la volontà di incastrarmi. Comunque è passato molto tempo e mi sono fatto un’idea ma non le posso dire di più...».

In questo 2024 all’inizio dell’anno ha sposato Simonetta.
«Ci siamo rivisti dopo il 2014 quando sono rimasto solo (per la morte della moglie, ndr). Simonetta la conoscevo già da prima ma tra noi non c’era nulla. Poi in quel momento è scoppiato qualcosa di importante, di bello. È la donna giusta in questo momento della mia vita».

Recentemente l’abbiamo vista nel film tv di Canale 5 Fragili che parla dell’amore in età anziana...
«È stata una bella esperienza. Faranno il seguito. Il mio personaggio però è uscito di scena».

Nel ritorno de I Cesaroni la vedremo?
«Al momento non mi hanno cercato, se vogliono sanno dove trovarmi».

Il sogno più grande del Maurizio uomo e del Maurizio attore?
«Nel cinema vorrei fare qualcosa che sia meno rumoroso, intimistico, anche autobiografico... Vedremo se succederà. Come uomo sto vivendo una vita tranquilla. Mi sento realizzato in questo nuovo spazio circondato dalla natura e con la persona giusta... Poi c’è anche un cagnolone che mi ha regalato da poco Rosella Sensi. Ha quattro mesi e pesa già 20 chili!».

Il suo vecchio cuore giallorosso è ancora legato alla famiglia del presidente Sensi...
«E come no! Con Rosella ci sentiamo. Adesso che è stata eletta sindaco a Visso, nelle Marche, mi ha pure invitato a fare una serata che è stata molto bella. Franco Sensi era un signore d’altri tempi. Veniva a vedermi sempre a teatro».

Come Ranieri, tornato in panchina per salvare il salvabile alla Roma...
«E di questo sono felice. Penso che Ranieri sia proprio l’uomo giusto. La Roma è una società che ha la sua storia importante e non merita quello che le sta succedendo ora. Sicuramente si riprenderà».

 

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