Cerca
Logo
Cerca
+

Ghali contro Del Debbio: "Quelli che invitano a Rete 4"

  • a
  • a
  • a

Forse Ghali è talmente consapevole di sé e del proprio talento, e preso dalla propria "missione", da risultare addirittura presuntuoso. Il trapper, milanese di Baggio ma di origini tunisine, è la voce più autorevole della nuova scena "urban" italiana, senz'altro uno dei più impegnati dal punto di vista politico e sociale. Tanto da esporsi clamorosamente dal palco del Festival di Sanremo, lo scorso febbraio, contro Israele e in difesa di Gaza e della causa palestinese. 

Su di lui sono piovute parecchie accuse, prima tra tutte quella di aver parlato in diretta nazionale di "genocidio". Una parola che, spiega, non farà parte del suo tour appena iniziato e che si chiuderà il 15 novembre al Forum di Assago, "a casa sua". Non per questo, però, mancheranno riferimenti al Medio Oriente: "Calpesto il mio senso di colpa. Sono qui a celebrare, mentre nel mondo succedono cose bruttissime. Ma c'è una frase che mi ripeto spesso: in tempi bui, bisogna splendere, perché per quelli come me, se non brillano da soli, la voce non arriva. E restano quelli che invitano a Rete 4". Il riferimento, assai polemico, è ad altri trapper di origini nordafricane come Baby Touché, già ospite di Paolo Del Debbio a Dritto e rovescio, su Rete 4. Lui e altri cosiddetti "maranza", è l'accusa tra le righe di Ghali, non fanno bene alla "scena". 

 

 

 

"Ci sono due cose di cui dobbiamo essere consapevoli: una è affogare e l'altra è essere consapevoli, surfandoci sopra", prosegue l'autore di brani come Habibi, Cara Italia e Casa mia. "La parola genocidio? Non va in scaletta - spiega ai giornalisti in conferenza stampa -. Se darò un messaggio? Sono io il messaggio. Uno come me, con la mia storia, è senza precedenti in questo Paese". 

 

 

 

Non manca però la polemica, quando gli chiedono perché non fosse presente al concerto evento "Per La Pace - Live Contro Le Guerre", andato in scena sempre al Forum qualche giorno fa: "Non sono stato invitato, evidentemente la Palestina non è una guerra, ma un genocidio". Un mezzo caso diplomatico, dal momento che il suo entourage è costretto a smentirlo: l'invito c'è stato, ma lo staffa ha preferito non comunicarglielo a causa delle condizioni di salute delicate della madre. 

Dai blog