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Marino Bartoletti, la rivelazione su Fabio Fazio: "Come lo abbiamo scelto", un trionfo per caso?
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Una vita tra giornali, tv e Festival di Sanremo, a inseguire le sue due grandi passioni: il calcio e la musica. Marino Bartoletti passerà alla storia per il suo garbo, la sua preparazione enciclopedica, la gentilezza mosca bianca in un mondo del giornalismo sportivo che è fatto di molti falchi e pochissime colombe. E forse anche per l'aver lanciato definitivamente in orbita Fabio Fazio. E' grazie a lui e a un altro grande, Carlo Sassi, che il conduttore savonese spopolò alla guida di Quelli che il calcio, uno dei programmi simbolo della Rai negli anni Novanta e forse l'ultima grande rivoluzione dello sport in tv.
Intervistato dalla Stampa, il giornalista forlivese ricorda quegli anni movimentatissimi. A inizio del decennio fonda la redazione sportiva di Mediaset e ricorda commosso Alberto D'Aguanno ("Se ne è andato troppo presto") e divertito Guido Meda assunto mentre "stava facendo il militare. Si presentò vestito da ufficiale di cavalleria, con tanto di stivaloni").
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Quindi il ritorno in Rai, con una idea fissa: trasportare Tutto il calcio minuto per minuto dalla radio al piccolo schermo. "Nel 1993 incrociai l'allora direttore di Rai 3, Angelo Guglielmi, e gli diedi due cartelle con l'idea del programma. Mi disse: 'Non capisco molto di questa cosa, basta che facciamo più del 3%'. Ritagliai per me e Carlo Sassi il ruolo di playmaker, il problema è che mancava il frontman".
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E qui comincia la caccia al presentatore: "Prima chiamammo Gianni Morandi, Andrea Mingardi, Gaspare e Zuzzurro. Tutti dicevano di no, poi spuntò il nome di Fabio. Un suo rivale, per paura che lo facessero fare a lui, propose Dario Fo". Quindi "partimmo per Spoleto, dove recitava Mistero buffo. Ci ascoltò. Poi, dopo una lunga attesa, Franca Rame disse: 'Il mio Dario, una str***zata così, non la farà mai'. Alla fine, Guglielmi accettò Fazio". Quasi per caso, insomma, Fazio mise faccia e voce su quel programma cult: altro che 3% di share.
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