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"Giffoni, danno erariale da 486mila euro"

Francesco Specchia
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Sicché, il tanto vituperato Gennaro Sangiuliano - in fondo a cuore e bilanci - non era un pericoloso affamatore di cinefili in erba, quando parlava di «moralizzare e razionalizzare» la spesa di quello che Francois Truffaut chiamava «il festival più necessario del mondo». La notizia è che la Procura Regionale per la Campania della Corte dei Conti paventa un danno erariale di 468.908 euro (quasi 500mila, nel totale) su alcune edizioni del Giffoni Film Festival per ragazzi; cosa micidiale per la reputazione di quest’ente rinomato che oggi vede indagato Claudio Gubitosi, fondatore, organizzatore, direttore artistico, frontman eclettico (pure troppo) della kermesse. La notizia è un po’ urticante.

Sia per il ruolo fondamentale che il Gff vanta da 55 anni nello sviluppo economico del territorio campano; sia per il suo impatto educativo e culturale su quattro generazioni di ragazzini allattati, con respiro internazionale a cinema e impegno civico. La nuda cronaca, però, è spietata. Sulla base di denunce anonime alla Guardia di Finanza datate 2019, oggi, il sostituto procuratore generale Mauro Senatore, contesta un indebito uso di «finanziamenti pubblici di fonte comunitaria», e gestiti dalla Regione Campania, «per l’esecuzione del servizio di movimentazione di ospiti e giurati nelle edizioni del festival dal 2016 al 2022. L’indebito uso si sarebbe concretizzato attraverso le certificazioni di regolare esecuzione dell’appalto del servizio di trasporto. Certificazioni secondo le indagini non conformi».

 

 

Cioè: per anni Giffoni Experience, ente che organizza il Festival, avrebbe assegnato l’appalto alla stessa ditta locale, Mancino Service soc. coop. che però non disponeva né di un parco mezzi né di un numero adeguato di dipendenti per gestire il servizio appaltato. Di qui, il ricorso sistematico a una girandola di subappalti che coinvolgevano altre ditte che avevano partecipato alla gara. Le indagini hanno rinvenuto una mail del 2022 che dava per scontata l’assegnazione dell’incarico alla ditta di Mancino prima ancora dell’espletamento ufficiale della gara. «Se si escludono improbabili doti di chiaroveggenza in capo al manager (l’autore della mail, non indagato, ndr), si può fondatamente ritenere che l’affidamento alla soc. Mancino era un dato acquisito già in partenza e notorio negli ambienti del Gff», evidenzia l’atto di incolpazione.

Per alcune annualità il servizio è risultato garantito con autovetture messe a disposizione gratuita dagli sponsor e non dalla ditta affidataria. Il danno segnalato deriverebbe anche da spese sostenute dall’Ente «per il servizio di accompagnamento attraverso pullman che non hanno svolto il servizio perché non erano nella disponibilità della società incaricata, ma intestati ad altri soggetti, oppure erano di tipologia non idonea». Giffoni Experience ha naturalmente diffuso una nota per replicare alle contestazioni della Cdc, annunciando nuovi documenti e la solita fiducia nelle magistratura. E sta bene: il principio di non colpevolezza resta sacro. Ma torniamo a bomba, al vituperato Sangiuliano.

Fa specie che l’ex ministro della Cultura, nel luglio 2023 avesse imposto un tetto di contributo massimo erogabile ai festival italiani, laddove proprio il Giffoni prendeva somme fino a 950mila euro (per uno stanziamento complessivo di 7 milioni di euro): il 13.57% delle intere risorse destinate a tutte le rassegne d’Italia esclusa la Mostra di Venezia. E fa specie che a risaltare, allora, fossero non solo le spese del direttore artistico Gubitosi (nel 2023 un totale di 248.859,98 euro, per dire), e della di lui grande famiglia moglie-figli- nuora tutti stipendiati dalla manifestazione; ma anche le 240 consulenze variabili tra i 1000 a 10mila euro distribuite a pioggia, per la cifra-monstre totale di 1.101.446,89 euro. Cifra che fa il paio con i 1.684.268,51 euro spesi per i «talent internazionali».

Sangiuliano, fissando un tetto a questi fondi pubblici era stato accusato dal Gubitosi stizzito in un memorabile sit-in sotto il dicastero. E l’accusa nei confronti di Genny era squisitamente politica: Gubitosi veniva penalizzato perché sarebbe stato schierato col governatore campano Vincenzo De Luca in riferimento al mancato trasferimento dei Fondi di Sviluppo e Coesione. «Secondo alcuni, io sarei dovuto restare in silenzio piuttosto che mettere in luce, come ho fatto, le difficoltà ed i problemi che anche Giffoni poteva avere in seguito al mancato riparto delle risorse» diceva, allora, Gubitosi, aggiungendo che sui temi delle «legalità, lealtà e legittimità potrei tenere lezioni magistrali in tutte le università del mondo». Appunto..

 

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