Amici, Deborah Lettieri: "Ecco cosa esigo dagli allievi"
Deborah Lettieri, classe 1983, parmigiana ma cittadina del mondo, finalista di Miss Italia nel 2001, ha portato la sua danza prima a New York, dove ha studiato, e poi a Parigi dove è stata dodici anni al mitico Crazy Horse di Parigi dove è diventata a piccoli passi la ballerina di punta. Due anni fa è ha dato alla luca una bambina e ora torna in Italia dalla porta principale: il talent Amici di Maria De Filippi, su Canale 5, dove ricopre il ruolo di insegnante di ballo. «La prima puntata mi ha emozionato tantissimo, più della prima del Crazy Horse».
Cosa, in particolare?
«Il lavoro con i ragazzi in sala è stato facile perché ho insegnato tanti anni, è il mio mestiere; l’impatto con lo studio, invece, è stata una sensazione completamente nuova, ma bellissima. Sono molto sensibile ed emotiva. Sono felice di questo ritorno in Patria».
Come è arrivata la proposta? L’ha chiamata direttamente Maria De Filippi?
«S’immagini. Wow, ho pensato. Quasi non potevo crederci, sarei tornata a casa! Ho sempre vissuto con un pizzico di delusione il successo all’estero e il riconoscimento in Italia solo con il Crazy Horse. Con il cuore pesante ho lasciato quel mondo per fare Amici, per me era come una seconda famiglia, ma sono contenta per questa nuova vita».
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Un rientro dei cervelli!
«E del corpo, e di tutta me stessa. Non ho avuto esitazioni, nonostante il Crazy Horse mi avesse offerto il ruolo di show manager, un ruolo prestigioso».
Il consiglio di Maria più prezioso?
«Essere me stessa. Ho sempre seguito Amici anche se, stando all’estero, non regolarmente. Non ne conoscevo le dinamiche. Avevo dei timori. Ma seguirò i consigli di Maria e della sua squadra: sono tutti molti sinceri».
All’esordio, che ha fatto ottimi ascolti, ha chiarito: «Nei miei ballerini cerco il carisma». Cosa è per lei?
«Quel qualcosa che attrae l’attenzione. Al Crazy Horse facevo due o tre spettacoli al giorno, si rischiava la routine. Se non hai energia e passione, la tecnica non basta. Non che non ci tenga. Ma se fai un errorino, subito compensato dall’emozione che trasmetti, può essere nascosto molto bene. Semi fai commuovere, piangere, per me è fatta. Se invece sei perfetto tecnicamente ma non hai carisma, non ti posso guardare per un’ora e mezza. Mi stufo. Oggi ci sono quindicenni che fanno virtuosismi che ai miei tempi mi sognavo. Detto questo non sarò una insegnate, sempre morbida, so essere severa».
Chi conosceva già nel cast?
«Emanuel Lo: io avevo 14 anni, lui 18 ed era già assistente di Mauro Astolfi. Anna Pettinelli è mia vicina di camerino. Con Alessandra Celentano abbiamo punti di vista diversi ma non per questo (per ora) ci scontriamo».
Si è esibita per l’ultima volta al Crazy Horse incinta di quattro mesi. Ora la bambina ha due anni e vivete in Italia. Cosa, secondo lei, la gente pensa del Crazy Horse che non corrisponde a realtà?
«Alcuni hanno la percezione sbagliata e il preconcetto (parlo dell’Italia, perché in Francia e nel mondo è diverso) che sia rimasto un cabaret di spogliarelliste, come ai tempi di Rosa Fumetto. “La ballerina sexy, la ballerina osè”, queste cose qui. Preconcetti che non mi disturbano, ma che mi dispiacciono perché dati dall’ignoranza. Oggi è un altro teatro, un’altra compagnia. Chi è venuto negli ultimi anni ha detto: “Ah non me lo aspettavo così”».
E quindi cosa è?
«È il tempio della donna, che viene messa sul piedistallo. Come donna e femminista non è sempre facile spiegarlo. La direttrice è donna, è un posto dove siamo le regine. E mi fa piacere che sempre più ragazze italiane si presentino ai casting».
Si sentiva etichettata?
«I primi anni non la vivevo bene, ero agguerrita nel difendere la mia posizione. Ora, con più maturità e consapevolezza, ignoro i commenti».
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Addirittura, durante una tappa italiana di qualche anno fa, ha paragonato il lavoro al Crazy Horse a quello di una suora. È vero?
«Non dico fossimo in clausura, ma quasi. Lavoravamo allo sfinimento, era una specie di scuola militare. Se non hai una passione grande non vai avanti. Ho scoperto più cose di me li che in qualsiasi altra esperienza».
Che rapporto aveva coi parigini?
«Eh. Non sputo dove ho mangiato, sono contenta che la nostra equipe fosse internazionale. Diciamo che i parigini sono piuttosto chiusi e freddi, spesso respiravo un’energia negativa, ti risucchiava. Ora vivo a Roma. La gente è sicuramente più aperta, solare, i ritmi piu lenti».
Sua figlia sta già sulle punte?
«Si diverte, gioca quando viene in sala con in grandi. Imita tutto. Le parlo sia in inglese che in francese. Ma quest’ultima lingua l’ha rifiutata».
Cosa si aspetta ora ad Amici?
«Ho imparato a non pormi obbiettivi troppo specifici. Spero però che sia una lunga avventura e una nuova strada. Sono felice di essere tornata alle mie radici e ho voglia di crescere. Sono contenta di tutte tre le scelte di ballerini, ma non sarò sempre morbida. Se utile, sarò severa».
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