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Patrizia Rossetti, lo sfogo: "Mi invidiano le televendite". Quando in tv è cambiato tutto

Daniele Priori
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Patrizia Rossetti, personaggio televisivo da quarant’anni, non ha peli sulla lingua. Già signora incontrastata del pomeriggio di Rete 4, ha vissuto in prima persona il grande cambiamento della rete e della tv in generale «ma basta dire che ho ripiegato sulle televendite perché non è vero», ci tiene a precisare.

«Ho solo continuato a farle per i clienti che avevano scelto i miei spazi. Del resto anche nelle mie trasmissioni avevo ben cinque telepromozioni perché Mediaset vive con la pubblicità. Però certamente non ho mai sgomitato per farle come invece fanno altri che passano ore in fila in ginocchio dai capi di Publitalia per avere uno spazio simile senza neppure riuscire ad averlo perché magari non hanno la giusta credibilità o semplicemente non sanno vendere...». Sorride. «Che poi chiederei ai vari Davide Maggio o Aldo Grasso due critici che spesso hanno rimarcato la cosa: che differenza c’è tra uno spot di quelli che fa, per dire, pure la Ferilli e una televendita? Non sono poi la stessa cosa?».

 

 

 

Lei ha vissuto Mediaset e in particolare Rete4 dagli albori. Come è cambiata l’azienda nel passaggio di mano tra Silvio Berlusconi e il figlio Pier Silvio? 
«Sono nata in Rai, un’azienda che mi ha sempre trattato e tuttora mi tratta bene tutte le volte in cui mi capita di essere ospite in qualche trasmissione. Poi sì, sono cresciuta a Rete 4 quando la proprietà era ancora di Mondadori. Oggi è cambiata come tutto cambia. Cambiamo anche noi esseri umani. Quindi è normale che i cambiamenti ci siano. La tv, del resto, credo debba rispecchiare il più possibile quello che la circonda. Forse per questo oggi si è un po’ costretti a portare avanti una linea editoriale maggiormente legata al giornalismo, in particolare a quella di cronaca. Perché il mondo che ci circonda purtroppo sta diventando sempre più disumano ed è giusto che la tv lo racconti. È capitato anche a me, nel corso degli anni, di doverlo fare. Ricordo benissimo ad esempio che ero in diretta quando arrivò la notizia della morte del giudice Borsellino o le notizie della Guerra del Golfo».

Capovolgo la domanda. Cosa le manca della sua tv di allora? 
«Io reputo di aver vissuto la televisione più bella, quella degli anni ‘80-’90 nella quale c’era di tutto. Io sono stat la prima pioniera su Rete 4 a fare talk show in diretta con altre mie fantastiche colleghe come Raffaella Carrà e Enrica Bonaccorti, cosa di cui sono onorata. Ho avuto anche il piacere di fare anche lo show del sabato sera con Paolo Villaggio e Maurizio Costanzo una volta mi disse: lo sa che lei, signora Rossetti, fa più ore di me in tv?». (Ride)

Poi però Rete 4 ha cambiato volto e lei d’un tratto è stata costretta a cedere lo scettro. Come ha vissuto quel passaggio? 
«In realtà Rete 4 cambiò volto un po’ dopo. Il mio programma fu tagliato non perché non andasse bene. Era piena di sponsor e faceva picchi di audience ma perché bisognava lasciare il programma di Canale 5 senza concorrenza interna su Rete 4 o Italia 1. Naturalmente l’ho scoperto dopo, come capita sempre in questi casi. Forse però già lì c’era l’idea di trasformare totalmente Rete 4 come è avvenuto dopo qualche anno».

Fatto sta che poi anche la d’Urso è stata esiliata dal suo Pomeriggio 5... 
«Ci sono momenti belli, gloriosi e anche meno gloriosi per tutti noi. Non è successo solo a Barbara. Io mi sono messa dalla sua parte perché non mi è piaciuto il modo in cui è accaduto. Non mi è sembrato carino. Anche se è un punto di vista, non è detto che sia quello giusto, non conoscendo davvero a fondo come sono andati i fatti. È successo a me, a Marco Columbro, a Cesare Cadeo, a Mike Bongiorno, a Pippo Baudo. È qualcosa che si deve accettare e capire che converrebbe vivere di più la vita normale rispetto a quella solo televisiva. Per me fu un periodo bellissimo ma solo quando non ho più avuto il programma in diretta tutti i giorni tv ho potuto vivere la mia vita e anche godermi la popolarità. Ogni volta che penso a queste cose mi torna in mente l’incontro con Nino Manfredi a Sanremo che guardandomi mi disse: sei brava e hai una grande dote: l’umiltà che è la virtù dei forti». 

 

 

 


Un vero problema della tv di oggi? 
«Si rischia troppo poco. Ci sono sempre solo gli stessi conduttori. Negli anni ‘80 e ‘90 si osava di più. Non si facevano contratti pluriennali, si rinnovava anno per anno ma in questo modo si poteva dare spazio a più persone. Oggi la tv ha inventato un mestiere che non esiste: quello dell’opinionista. È vero, non ci sono più nemmeno gli autori di una volta ma ce ne sono comunque di deliziosi. Quella che manca è la voglia di rischiare. Non sa quante volte ho proposto un programma condotto da tre donne, tutte diverse tra di loro. Mi hanno sempre rimandato indietro fin quando non mi sono stancata. Poi ci sono riuscite a farne uno simile Simona Ventura e Paola Perego...E menomale che ci sono riuscite!».

Lei in effetti fu “scoperta” sul palco di Sanremo nel 1982... 
«Fui scoperta da Gianni Ravera attraverso un concorso che facevano a Domenica In con Pippo Baudo. Lui può dire davvero di avermi inventata (Ride). Fui votata dalle famiglie italiane per andare a fare la nuova valletta a Sanremo e lì incontrai Claudio Cecchetto del quale non dimenticherò mai la gentilezza e la disponibilità. Lui spartì la scaletta a metà e mi fece fare la co-conduttrice, lasciandomi presentare anche gli ospiti stranieri dei quali non sapevo pronunciare i nomi. Evidentemente anche Claudio aveva intravisto delle doti...».

Ha vissuto anche dentro il mondo dei reality: da Pechino Express al Grande Fratello. Come li ha vissuti? 
«Pechino tra i reality è quello più accattivante. Lo vinsi in coppia con Maria Teresa Ruta. Alla Fattoria con la d’Urso nel 2005 arrivai terza. Pensi che Pechino non volevo neanche farlo perché è stancante, tremendo ma ti porta in posti meravigliosi a contatto con l’umanità vera delle persone. Una produzione straordinaria che però ti lascia completamente in balia di quello che succede. In generale è stata una grande e bella esperienza. Tosta sia fisicamente che di testa. In Marocco mi sono ritrovata a commuovermi per l’accoglienza unica di persone poverissime ma pronte a darti il cuore».

Nella casa del GF poi si è lasciata andare a confessioni e confidenze anche intime sul suo matrimonio e sulla sua separazione. Come ha vissuto la “mediatizzazione” di quello che è stato sicuramente un momento non facile della sua vita privata? 
«Se decidi di metterti in gioco e accettare un reality come il GF è ovvio e scontato che venga fuori qualcosa di tuo. È stato istintivo aprirmi.
Se non lo avessi fatto sarebbe significato che stavo recitando, mentre io sono rimasta anche lì dentro schietta, sincera e un po’ rompina coi ragazzi più giovani. Avevo paura che mi avrebbero preso per la mamma o la zia, invece mi hanno dato tanta amicizia. Parlavano, piangevano e ridevano con me».

Cosa vede nel suo futuro, Patrizia? 
«Glielo dico sinceramente: ho 65 anni compiuti e 40 di carriera. Rifarei tutto. Sono molto fatalista. Se arriva qualcosa lo prendo. Mi piacerebbe tornare a fare radio, ma anche se la mia carriera si chiudesse così non mi lamenterei. La cosa più bella è che la gente non si è dimenticata di me, tutt’altro. Ciliegina sulla torta: nel 2025 pubblicherò un libro. Un’autobiografia molto divertente che ho scritto a quattro mani col mio amico Stefano Romanò. Abbiamo impiegato un anno per renderla il più possibile sfiziosa».

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