Paolo Sorrentino, tanto sesso e blasfemia: il nuovo film tra alto e basso
Nel paradisiaco golfo di Napoli, Paolo Sorrentino, con il suo “Parthenope” compie misfatti e resurrezioni: in un certo senso uccide il padre, a fasi alterne sprofondai concittadini napoletani nel più miserabile degrado, anche morale (sfizio permesso soltanto a lui) e poi inverte la marcia per farli riemergere, portandoli in vetta al sublime. Il tocco della sua grande bellezza soffoca tra le spire di un’immane bruttezza, per risorgere dalle sue ceneri come l’araba fenice.
Siamo nel 1950, di fronte a Mergellina, Sasà (Lorenzo Glejeses) che ha raggiunto il benessere come uomo di fiducia di Achille Lauro diventa padre di una bambina. Attesisima dal Comandante (Alfonso Santagata), ritratto secondo i vecchi stereotipi , che per festeggiarla fa arrivare una carrozza da Versailles.Viene partorita nell’acqua della piscina e si chiamerà Parthenope come la sirena che ha tenuto a battesimo la città, diventa splendida fanciulla (la milanese Celeste Dalla Porta, un abbagliante fisico da top model) esce dal mare per baciare il primo amore, amico del fratello maggiore, entrambi la amano. È una storia alla Jules e Jim, la loro, la differenza con il capolavoro di Truffaut è che qui domina l’incesto, e quando Parthenope si concede al fidanzatino, il fratello si butta capofittto da un dirupo, di fronte ai Faraglioni.
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VERTIGINI
Il dolore divora il cuore di Parthenope, ma la sua voglia di vertigini va oltre ogni rimorso, rincorre l’abiezione. Sino ad assistere in un “basso” a un accoppiamento: un ragazzo e una fanciulla si uniscono in un amplesso, un po’ tra Pasolini e un pornofilm, davanti a spettatori di rango, si fa per dire, per suggellare la pacificazione fra due cosche di camorra.
Molto più lungimiranti dei Montecchi e i Capuleti, qualcuno avvisi Shakespeare. Nel frattempo Parthenope va a scuola di recitazione da un insegnante con il volto coperto da un velo nero (sotto c’è Isabella Ferrari in crisi d’età), già docente di una famosa attrice, Greta Cool (Luisa Ranieri), che torna nella sua Napoli per un’esosa comparsata. Questa signora è il ritratto burlesco e preciso di Sofia Loren, indossa una parrucca e vomita furibondi insulti contro i napoletani, invitandoli a lasciare la città. Ma donna Sofì, che ha appena festeggiato i suoi novant’anni, è al corrente della pagliacciata?
Parthenope non rinuncia neppure ad un’esibizione erotica con il vescovo, di fronte al sangue in liquefazione di San Gennaro. Comunque Sorrentino non vuole fare il maschilista e la sua Sirena, abbandonate le velleità artistiche, si iscrive all’Università laureandosi in antropologia, docente un magnifico Silvio Orlando che le lascia in dote la sua cattedra, a Trento. Ritroviamo Parthenope anziana, quarant’anni dopo, alla festa di congedo prepensione, con il volto di Stefania Sandrelli. Una parte della critica ha definito il film un capolavoro di odioamore di Sorrentino per la sua città. Chi lo sa, intanto domani può finire candidato agli Oscar.
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