Suor Paola tra le 30 donne più influenti della tv? Ecco la sua reazione
Suor Paola D’Auria, divenuta famosa trent’anni fa come tifosa della Lazio ospite fissa di Quelli che il calcio... - è a giudizio della Rai tra le trenta donne che hanno segnato la storia della tv italiana. La religiosa, per tutti semplicemente Suor Paola, è tra le protagoniste di 30x70 se dico donna...trasmissione prodotta da Rai Contenuti Digitali e Transmediali insieme a Rai Teche che da lunedì prossimo andrà in onda anche su Rai 2 alle 9,55.
Una celebrità quotidiana quella che improvvisamente, nel 1993, ha benevolmente travolto Suor Paola che da oltre mezzo secolo è un punto di riferimento a Roma per tutte le persone bisognose, in particolare per ragazze madre e bambini, ospiti della casa famiglia che la religiosa gestisce e che ora vuole allargare anche ai padri separati. «Sto aspettando solo che il Comune liberi la casa che ci è stata destinata dove poter accogliere questi uomini mandati via dalle mogli che si trovano a non poter mantenere più né loro stessi né i figli». Dal 2021 Suor Paola è anche ufficiale al merito della Repubblica.
Suor Paola, come vive il fatto di essere considerata anche una rivoluzionaria della tv?
«Si figuri che nemmeno lo sapevo! (Sorride). Ho vissuto tutto con normalità. Per me parlare in tv, in una stanza o in una piazza è esattamente la stessa cosa».
Come nacque l’incontro con Fabio Fazio e Paolo Beldì?
«Sono venuti a cercarmi dappertutto. Sapevano che allenavo i ragazzini a calcio. Io all’inizio avevo detto di no a Fazio così lui andò a parlare con la mia Madre Generale. Io ero tranquilla che anche lei avrebbe detto di no e invece tornai a casa e mi disse: se sei capace di parlare di calcio, vai pure. Così da allora per dodici anni ho fatto la trasmissione andando negli stadi tutte le domeniche».
Allo stadio andava già prima?
«Prima mi godevo di più le partite. Poi coi collegamenti dovevo prestare più attenzione a quello che mi dicevano da studio».
Una suora appassionata di calcio trent’anni fa fece notizia. Oggi sarebbe ancora così?
«Oggi non sarebbe lo stesso. Le persone si sono abituate. C’è anche una squadra di suore che gioca a calcio, io sono la presidente. Ma perché una suora non può tirare calci a un pallone o dare uno schiaffo a qualcuno se le dà fastidio?». (Ride)
Tra i volontari della sua comunità ne ha uno speciale: l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno che l’ha scelto come luogo di affidamento ai servizi sociali...
«Alemanno è stato il miglior sindaco che ricordi. Si rendeva sempre disponibile e credo lo fosse non solo con me. Quando c’era la sindaca donna (Virginia Raggi di cui Suor Paola sembra non ricordare il nome, ndr) ho dovuto chiamare dieci volte senza riuscire mai a parlare con lei. Poi si presentò in comunità e i bambini, istruiti dalle educatrici, la accolsero con un applauso ma io chiesi ai piccoli, con lei presente, per quale motivo stessero applaudendo se non aveva ancora fatto nulla. Per noi non era altro che una persona di passaggio come un’altra qualsiasi... Siamo troppo abituati a correggere le nostre parole in base a quello che le persone rappresentano mentre devono essere rispettate tutte per quello che sono e per quello che fanno».
Lei ha raccontato in tv lo scudetto del 2000 vinto dalla Lazio di Mister Eriksson. Scomparso da poco. Ha un ricordo particolare?
«Eriksson era una persona seria. Rispettava tutti senza darsi arie, come fanno altri. È sempre rimasto una persona semplice».
E col senatore Lotito, attuale presidente della Lazio, parla?
«Penso di essere tra le persone che gli telefona di più...» (Ride)
Un altro bel colpo mediatico lo ha fatto accogliendo la Madonnina di Trevignano...
«In realtà le dico che non è più venuta da noi. Cominciarono a mettermi dei paletti su quali tv e giornalisti potevano entrare e quali no. Senza pensare che la Madonna è di tutti. Così ho deciso di prenderne un’altra».