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Serena Grandi, lo sfogo: "Il cinema è una casta. E le attrici sono scialbe"

Daniele Priori
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Se dovessimo scegliere un colore per descrivere Serena Grandi, oggi, sceglieremmo il giallo. Perché questa è la nuova passione dell’attrice bolognese. Serena che nella sua carriera è stata diretta dai più grandi registi: da Tinto Brass a Pupi Avati, fino al premio Oscar Paolo Sorrentino, proprio ne La grande bellezza, nella sua chiacchierata con Libero dice di non trovare più il cinema appassionante come una volta al punto che la grande attrice bolognese ha deciso di dedicarsi alla scrittura di romanzi.
«La mia vita ormai è sul lato b», scherza l’attrice.

Serena, cosa lega la vita di un’attrice a un’attività decisamente più intima e riservata come la scrittura? 
«È una passione che coltivo da qualche anno. A legare il mondo del cinema a quello della scrittura per me è stato l’incontro con un giovane regista di nome Carlo Alberto Biazzi che ho conosciuto tre anni fa girando un corto. Nell’estate del 2022 scrivemmo il primo giallo L’uomo venuto dal Po un libro che è stato un grande successo. A Natale ne uscirà un altro intitolato Voci dall’aldilà».
Perché tra tanti generi ha scelto proprio il giallo? 
«Perché a volte ho paura. Io abito in una vecchia casa nel centro storico di Tuscania, nella zona dove c’erano gli etruschi. A volte mi capita, quando sono sola a casa, di provare quella sensazione ma è proprio quando ho paura che mi viene più voglia di scrivere. La scrittura quindi ha anche una funzione terapeutica».
Lei è stata un’icona del cinema che apprezzava le belle forme delle donne. Oggi a suo giudizio c’è ancora spazio per attrici con le caratteristiche di Serena Grandi? 
«Guardi, per quel che riguarda me, di sicuro c’è che, ad oggi, sono troppo giovane per fare la nonna. Però posso fare benissimo la mamma, un ruolo che ho interpretato molte volte. Tuttavia devo dirle che sono io stessa a sentirmi sempre più distaccata dal cinema. Mi arrivano sceneggiature che sono tutte all’acqua di rose. Non sopporto l’idea, sinceramente, dopo aver fatto cento film con registi straordinari, di mettermi sul set tanto per farlo. Oggi c’è una casta non indifferente che recita e fa i film. Ci sono tutte queste nuove piattaforme, tante attrici e attori che poi in realtà sono sempre gli stessi... Ma forse è tutto giusto così. Che la ruota vada pure avanti, Ma è esattamente per questa ragione che, sapendo di essere una buona penna sin da quando ero ragazzina, ho preso la decisione di mettermi a scrivere. Meglio scrivere un libro cercando di farlo andare in distribuzione che comunque rimane una cosa mia».
Vede una sua erede tra le attrici di oggi nel cinema che più di altri settori è stato falcidiato dal politically correct? 
«Assolutamente no. È tutto troppo cambiato. Oggi le attrici non sono più truccate, sono molto scialbe. Io vorrei ricordarmi il divismo, l’essere truccata per quel ruolo o resa brutta per un altro ruolo. Ho imparato tutto questo lavorando con Avati assieme al quale ho fatto tre film. Diretta da lui sono riuscita a interpretare anche una donna di 70 anni. Oggi ci sono attrici bravissime ma con caratteristiche diverse dalle dive di un tempo. Penso al talento straordinario di Alba Rohrwacher che ho visto recitare nel film Il papà di Giovanna nel quale Avati l’ha fatta lavorare in maniera davvero sconvolgente».
Oggi tra le nuove piattaforme social sul web ve n’è una in particolare, OnlyFans, dedicata all’erotismo, diciamo così, a portata di tutti. Basta pagare un abbonamento. Cosa ne pensa? 
«È trattato peggio. Non trovo parole per descrivere luoghi come OnlyFans. Per carità di Dio. Vedere queste ragazzine che devono fare clip per ottenere soldi. Si sentono cose allucinanti. Il mondo si è davvero capovolto. È tutto così diverso e più sporco. Quando sono nata io le ragazze venivano in città per fare le bambinaie non per posare nude su OnlyFans. È tutto cambiato. Sarebbe bene ritornare un po’ alle vecchie cose belle».
Lei era nel cast de La grande bellezza. Com’è stato lavorare con Paolo Sorrentino? 
«Con Sorrentino ho avuto un bellissimo ruolo in un grande grande film. È stato un momento della mia vita strano. Io accettai la parte perché sapevo che quello sarebbe stato un grande film. Poi però, distrattamente, proprio perché mi ero stancata di Roma, della confusione della grande città, decisi di tornare in Romagna.
Fin quando un bel giorno mi chiamarono per dirmi che il film sarebbe andato all’Oscar. Ricordo di aver visto la cerimonia in tv e essermi vista ballare nella torta. È stata davvero una grande emozione. Non ci credevo neppure io...».
Roma è anche simbolo di potere e politica. Sono mondi con i quali nella sua carriera ha avuto contatti particolari? 
«La politica di solito si rivolge agli attori solo per poter avere appoggio alle elezioni. Io sono un’attrice. Come le ho detto mi capita di rifiutare addirittura molti film di oggi per non mettere il nome purchessia. Lo stesso ho fatto con i politici. Non ho lasciato che usassero il mio nome...».
Nel 2003 ha visto la sua carriera interrompersi bruscamente per una accusa ingiusta dalla quale è stata completamente prosciolta. Non le è venuto il senso di rivalsa? 
«La malagiustizia in Italia è qualcosa di aberrante. Se dovessi mettermi a parlare non ne usciremmo più. Per fortuna sono passati tanti anni. Limitiamoci a dire, restando nel mondo delle dive, che questi incidenti purtroppo capitano. Successe pure a Sofia Loren. Di sicuro se mi fossi chiamata Maria Pizzetti non mi avrebbero fatto nulla. Io vissi tutto in maniera tranquilla perché sapevo di essere innocente. In casa mia non trovarono nulla. Quando vennero a fare la perquisizione dissi ai poliziotti che se volevano potevo offrire loro dei tortellini perché di cocaina non ne avrebbero trovata. Fu un’esperienza molto dura per una donna sola, separata, con un figlio di tredici anni. Poi fui risarcita dallo Stato. In maniera del tutto insufficiente...».
La sua speranza per il futuro? 
«La mia speranza è che mio figlio diventi un grande manager. È un talent creator geniale, lavora per una grande azienda di Milano per cui lui segue giovani scoperte sul web. È stato molto con me e ha visto come lavoravo, i rapporti con i fotografi, con i brand, la cura nei dettagli, la scelta delle foto. Lavora con nomi dei quali sentiremo parlare che già guadagnano 8/10mila euro per ogni singola storia che pubblicano. Spero che continui su questa strada e diventi sempre più grande perché il mio vero Oscar è lui».

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