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Reunion musicali, la rimpatriata giova agli affari

Leonardo Iannacci
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Mai dire mai non è solo il titolo di uno dei film di James Bond più chiacchierato della storia, quello che registrava a inizi anni ‘80 la clamorosa reunion (guarda un po’...) fra Sean Connery e il mondo di 007. È diventata la regola nel mondo della musica pop-rock per ritrovare entusiasmo creativo e, soprattutto, introiti in anni in cui non si vendono più cd neppure regalandoli. All’estero, in Inghilterra e Stati Uniti, hanno capito tutto in anticipo i faraoni di band disciolte al sole ma poi riunite fra sorrisi (finti) e tour promozionali che portano alle stelle guadagni e royalties di artisti in leggero disarmo.

Senza ricordare i ritorni improvvisi nel nome della pace armata di band storiche quali restano i Pink Floyd e i Police, i cui componenti si odiano ma hanno fatto buon viso a cattiva sorte non per soldi ma per (molto) denaro, citiamo gli Who: scioltisi nel 1982, negli ultimi anni Pete Townshed e Roger Daltrey hanno fatto pace accompagnati da Pino Palladino al basso e Zak Starkey (il figlio di Ringo Starr) alla batteria.

ANTICHE GELOSIE
Il cachet di mezzo milione di sterline a show ha eliso antiche gelosie. Analoga motivazione ha portato alla reunion dei Guns N’ Roses nel 2016: Axl Rose è tornato accanto a Slash e Duff McKagan dando vita al Not in This Lifetime Tour, il terzo tour più redditizio della storia della musica: con 158 dateha incassato 584,2 milioni di dollari. Altre reunion celebri nel rock internazionali: quelle dei Led Zeppelin nel 2007 (20 milioni di richieste per un loro show a Londra), dei Beach Boys per il 50ennale e dei Black Sabbath quando riabbracciarono Ozzy Osborne e un milione di dollari. Pure le Spice Girls, con o senza la capricciosa Victoria, si rivedono, monetizzano e poi spariscono.

Gli Abba sono riconparsi due anni fa ma si trattava di una riunione virtuali: sul palco c’erano i loro... avatar! Imitando invece i loro idoli Beatles, resistono a offerte milionarie gli Oasis: troppo forte l’odio fra Noel Gallagher dal fratello Liam.

E veniamo all’Italia. I Pooh non riescono a stare lontani gli uni dagli altri, per la fortuna dei loro fan. Roby, Dodi, Red (con il ritorno all’ovile di Riccardo Fogli) per due volte hanno salutato il pubblico e per due volte sono ricomparsi insieme: la prima volta nel 2016, la seconda nel 2023 e stanno affrontando la sezione estiva del loro tour attuale con un’impressionante serie di sold-out. In loro convive sì il sacrosanto ritorno economico ma, conoscendoli bene, anche il bisogno naturale di sentirsi musicamente amici per sempre, come recita una loro hit.Paola e Chiara hanno riempito molte delle nostre estati con tormentontici balneari: dopo otto album in studio, videoclip in topless e 36 singoli tra cui hit come Vamos a Bailar e A Modo Mio e una vittoria al Festival di Sanremo 1997 tra le Nuove Proposte, le due sorelline hanno preso strade diverse nel 2013.

Un decennio di quasi anonimato le ha convinte a fare pace, rispuntare in gara a Sanremo 2023 e riempire le spiagge con Festa totale per rimpinguare i rispettivi conti in banca.

CHI SI RIVEDE
Un po’ a sorpresa, dal precedente decennio si sono rifatti vivi persino Benj&Fede: fra il 2015 e il 2019 i due hanno firmato 5 album, 17 dischi di Platino, 9 d’Oro, concerti sold-out, Rottura e poi di nuovo insieme ora, da solisti non hanno funzionato: in autunno esce un nuovo singolo e a novembre hanno prenotato il Forum per una decina di date. Troppe?

Chiusura rap con gli Articolo 31 e i Club Dogo. J-Ax e DJ Jad, convincenti nei primi anni Novanta con brani come Ohi Maria e Tranqi Funky, hanno mollato tutto nel 2006 per poi tornare insieme, belli come il sole, nel 2018 e poi a Sanremo 2024. Infine i Club Dogo: Jake La Furia, Guè e Don Joe si sono detti addio nel 2014 ma hanno appena annunciato 10 show al Forum che accompagna il nuovo album. Ovviamente non per soldi ma per denaro. La solitudine, come abbiamo visto, non paga.

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