Corrado Mantoni, dopo cento anni è ancora il numero 1
Cento anni fa, il 2 agosto del 1924, nasceva la vera stella della televisione popolare in Italia: Corrado, conduttore unico e di fatto inimitabile al punto da essere riuscito a donarsi al suo pubblico come un amico qualunque, “scognomato” per dirla con le parole di Totò. Romano, coetaneo di un altro monumento della televisione, Mike Bongiorno, Corrado arrivò alla tv dopo aver frequentato la fondamentale palestra della radio, dove aveva imparato a parlare in dizione perfetta. L’ironia quasi british e la singolare presenza da conduttore laterale hanno fatto il resto assieme al programma simbolo, curiosamente assonante col suo nome: La Corrida che lo ha accompagnato fino al dicembre del 1997 quando, recitando un commovente monologo, pose fine alla sua straordinaria conduzione. Appena due anni più tardi la morte lo sottrasse definitivamente al pubblico (che lo adorava) e ai suoi cari.
GARBATO E RISERVATO
Un’uscita di scena dolorosa, inattesa ma avvenuta, persino quella, in maniera garbata, riservata, perfettamente in linea con quello che, per tutta la sua esistenza, è stato lo stile di Corrado Mantoni. Che un cognome lo aveva, così come una famiglia che l’ha sempre sostenuto e anche affiancato nel suo lavoro. A partire dalla moglie Marina Donato, 25 anni più giovane di lui che con il figlio continua a detenere i diritti de La Corrida, nata come programma radiofonico e poi approdata negli anni Ottanta sugli schermi di Canale 5. Uno show in cui il palcoscenico è diventato completamente “democratico”, aperto davvero a tutti i “dilettanti allo sbaraglio”, pronti a consegnarsi senza remore al giudizio del pubblico con esibizioni talora letteralmente surreali e capaci di scatenare i più bassi istinti della platea che rispondeva in maniera spietata, armata di piatti, padelle, campanacci, fino all’inquietante sirena che sanciva il flop totale delle performance più bestiali.
Qualcuno, in questi giorni di doverosa ma mai lacrimosa commemorazione, lo ha addirittura definito l’inventore di quello che poi sarebbe diventato il reality show. Con Corrado, infatti, la realtà si è davvero appropriata della scena. Tanto che, dopo la sua scomparsa, nonostante il passaggio d’epoca e di millennio, la voglia di Corrida è rimasta intatta e - sempre con la supervisione della signora Marina - si sono confrontati con l’eredità di Corrado tutti i più grandi conduttori attualmente in circolazione.
I SUCCESSORI
Su Mediaset Gerry Scotti che sicuramente si può accomunare a Mantoni nella bonomia e nello speciale legame col pubblico, ma anche sulla Rai dove hanno riproposto il programma nomi del calibro di Flavio Insinna e Carlo Conti. Nessuno di loro, naturalmente, ha provato a imitare l’illustre collega. Sicuramente, però, in ognuno dei ritorni, c’è stata la volontà di mantenerne saldo lo stile e la leggerezza. Oggi il compito di nuovo erede designato è nelle mani di Amadeus che ha scelto proprio La Corrida come format inaugurale della sua nuova stagione professionale sugli schermi del Nove. A buon bisogno, però, si può dire che un raggio di luce dell’astro unico che è stato Corrado splenda un po’in tutti i conduttori attualmente in voga: da Marco Liorni, volto rassicurante di Mamma Rai, al lanciatissimo Stefano De Martino, campione di ironia.
Professionisti che proprio dallo stile di Corrado hanno potuto apprendere anche la possibilità (coi giusti modi) di rompere anche gli schemi. È negli occhi di tutti a Canzonissima, condotta da Corrado, l’esibizione della Carrà nel mitico tuca-tuca che per la prima volta sdoganò in tv nientepopodi meno che l’ombelico scoperto. Mentre è nelle speranze di conduttori della nuova generazione Rai, come Riccardo Cresci, quella di poter riportare un giorno sugli sche rmi il quiz antesignano dei cooking show: Il pranzo è servito, storico game-contenitore Mediaset andato in onda per tanti anni all’ora di pranzo. Un’idea in più per arricchire l’omaggio a un personaggio di fatto mai uscito dalla scena e dai cuori degli italiani.