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Pif contro i critici: "Cattivi come haters". Toh, chi grazia...

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Marco Rocchi
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«Alcuni critici sono cattivi come haters». A lanciare l’anatema duro e al tempo stesso piagnucoloso contro i recensori evidentemente troppo severi per i suoi gusti, stavolta è nientemeno che Pif, l’attore e regista siciliano Pierfrancesco Diliberto che dal palco di Ancona, sabato sera, affiancato da due critici evidentemente amici come Aldo Grasso e Paolo Mereghetti, ha separato i giornalisti buoni da quelli troppo cattivi. Evidentemente Pif, autore ironico, capace di una satira dura fino al sarcasmo che va oltre, senza guardare in faccia nessuno, quando a finire nel mirino è lui o uno dei suoi film, i riguardi li pretende eccome. In tal modo - rispettando in pieno un percorso quasi obbligato, tipico degli intellettuali di sinistra, in questo periodo dell’anno tutti in spiaggia a Capalbio, anche Pif si iscrive al “partito della doppia morale”. Della serie tutti siamo uguali ma io sono più uguale degli altri.

Del resto, «la critica è una cosa che non si accetterà mai, la devi mettere in conto, ma c’è modo e maniera per farla. Invece molti critici, soprattutto la nuova generazione, pensano che essere cattivi vada di moda e sia figo» ha detto ancora il regista nella serata marchigiana. «Io non sono così» si smarcava prontamente Aldo Grasso, ottenendo la certificazione anti-hater dallo stesso Pif che ribatteva: «In caso contrario io non sarei qua». Con buona pace degli artisti che un tempo andavano quasi alla ricerca della peggiore stroncatura possibile perché, se arrivava dalla firma giusta, spesso volte poteva sortire addirittura l’effetto contrario nel gioco delle parti: da insuccesso per la critica a successo per il pubblico.

 

 

 

Una regola che, evidentemente, non vale per Pif che è capace (e geniale) nel seppellire la tragedia della guerra di mafia con una amara ma convinta risata in film come La mafia uccide solo d’estate (che l’ha reso famoso) ma non riesce a digerire recensori a suo dire carichi d’odio che si permettono addirittura di usare «espressioni cattive, da hater da quattro soldi... tipo “finalmente il film finì”. Ecco sono parole ingiuste perché comunque dietro un film c’è lavoro, sacrificio, soldi!». Uffa. Lasciate pure, insomma, che Pif sentenzi, spernacchi, sberleffi e (in qualche caso mandi pure a fare in c...) purché nessuno si permetta di mandarci lui. Nemmeno il solitamente perfido Aldo Grasso che in questo caso, sorridente, acconsente. 

 

 

 

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