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Antonio Scurati arriva con la serie di M: dopo il caso Rai, sbarca col Duce a Venezia

Luca Beatrice
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Non è difficile prevedere che uno degli eventi di punta della prossima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia sarà la proiezione integrale, ovvero gli otto episodi, di M. Il figlio del secolo, che nel 2025 andrà in onda su Sky. Servono 412 minuti e forse il sacrificio di qualche bel film per vederlo tutto.

Così in Laguna si prosegue nello sdoganamento delle serie televisive, null’altro che cinema geneticamente modificato e dilatato nello spazio e nel tempo; oltre a M, diretto da Joe Wright, regista del bellissimo L’ora più buia, di Espiazione e Cyrano, Venezia propone i sette capitoli di Disclaimer di Alfonso Cuarón con molti divi hollywoodiani, Los Anos Nuevos, serie spagnola in dieci episodi e Families Like Ours in sette puntate. Si preannunciano maratone notturne.

Dal 2018, anno di pubblicazione del primo tomo su tre, la saga di M. ha esponenzialmente aumentato la popolarità del suo autore, a questo punto prigioniero del personaggio italiano per eccellenza nel XX secolo. Scrittore e giornalista, Antonio Scurati difficilmente avrebbe superato la soglia degli addetti ai lavori, buoni libri d’accordo, qualche articolo sui giornali progressisti, ma l’incontro con Mussolini gli ha davvero cambiato la vita, forse involontariamente, e questo succede quando tenti il confronto con figure molto più grandi di te. L’incarnazione del male, il feroce dittatore, l’uomo spietato la cui influenza si estende secondo alcuni ai nostri giorni tanto da aver riportato alla moda il termine antifascismo nonostante quasi nessuno dei viventi ne abbia avuto esperienza diretta, sono caratteri che evidentemente gli sono scappati di mano e se la figura del Duce continua a esercitare un certo fascino nel presente il “merito” va ascritto più a Scurati che a Casa Pound.

 

Lui, meschino, si è dovuto inventare anticorpi necessari a non figurare ambiguo: monologhi antifascisti, belleciao, martirii assortiti, epurazioni immaginarie. Il fantasma di M. (che non è il collega M. Mostro di Düsseldorfportato al cinema nel 1931 da Fritz Lang) continua a inseguirlo tanto da averlo trasformato in uno dei migliori testimonial del capo del Fascismo.

Non fossero bastati i libri, il teatro, le polemiche, ora M. arriva al cinema e poi in tv. Scegliere Luca Marinelli per interpretarlo significa farsi male da soli. Oltre a essere bravissimo, Marinelli è empatico e qualunque personaggio reciti, anche il più cattivo, si finisce per prenderne le parti per quanto il suo talento deborda. Il cast è davvero buono e pesca dall’ultima generazione di attori italiani: Francesco Russo interpreta Cesare Rossi, il fascista coinvolto nel delitto di Giacomo Matteotti (recita Gaetano Bruno). Barbara Chichiarelli è Margherita Sarfatti, Benedetta Cimatti è Donna Rachele, Paolo Pierobon fa Gabriele D’Annunzio, Vincdenzo Nemolato interpreta Vittorio Emanuele. Tra le guest star coinvolte in questo ambizioso e atteso progetto una parte importante la occupa la colonna sonora composta, supponiamo in chiave electro-techno, da Tom Rowlands, ovvero metà dei Chemical Brothers.

La storia di M. si ferma al primo volume di Scurati, coinvolto nella sceneggiatura scritta dagli specialisti Stefano Bises e Davide Serino, in un arco temporale che va dalla fondazione del Fasci Italiani nel 1919 all’omicidio di Matteotti nel 1925. Il prevedibile successo del “figlio del secolo” lascia pensare a due ulteriori stagioni, se si intenderà seguire l’intero progetto di Scurati. Che già lo immaginiamo a Venezia, serissimo a raccogliere il plauso del pubblico e reclamare il ruolo di antifascista numero uno.

 

Chissà non lo colga un certo imbarazzo quando anche stavolta dovrà arrendersi alla grandezza del suo personaggio, proprio come è stato capace di disegnarlo. O si è disegnato da solo, chissà. M. comunque è fuori concorso, così a nessuno possa mai venire in mente di premiare Benito Mussolini, meglio una sua reincarnazione, a Venezia nel 2024.

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