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Serena Bortone, la "martire politica" frigna e raddoppia: due trasmissioni in Rai

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 Serena Bortone

Daniele Priori
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Volano farfalle in Rai. Festose e sufficientemente antifasciste, quindi degne di trasportare Serena Bortone da TeleMeloni a RadioMeloni. Si scherza ma non troppo. Spifferi molto informati (e anche da più parti confermati) sussurrano con insistenza in merito a un trasloco abbastanza clamoroso dai colorati studi della televisione a quelli più austeri ma non meno affascinanti della radio per l’ex conduttrice di trasmissioni di successo come Agorà e Oggi è un altro giorno, fino al mezzo flop dell’ultimo progetto del fine settimana di RaiTre, Chesarà... seguito così poco che... non sarà più, nonostante Serena ce l’abbia messa davvero tutta per risollevarne le sorti senza troppa fortuna.


I NUOVI PALINSESTI

Barcolla ma non molla Bortone. Eroina della Resistenza antifa’ interna a Mamma Rai (in compagnia dell’altro resistente dichiarato Marco Damilano). Fatto sta che il climax di attenzione attorno alla conduttrice romana ormai da mesi non accenna a diminuire. E il futuro della giornalista già conduttrice di Oggi è un altro giorno resta uno dei temi caldi alla vigilia della presentazione dei palinsesti televisivi del prossimo autunno in programma domani nel Centro Produzione Rai di Napoli dove è attesa la solita sfilata di televip di Stato presi a farsi fotografare accaldati ma belli al photocall azzurro.
Una sfilata alla quale Serena Bortone, per sua stessa scelta, quest’anno non prenderà parte.
Per una ragione pura e semplice. Stando ai cinguettii social e ai sussurri roboanti delle ultime ore la scelta finale dell’ex addetta stampa dem quest’anno sarebbe stata clamorosa: offrendo ai propri fan dopo le parole scritte nel suo romanzo di formazione uscito da poco, un focus quotidiano sulla sua voce che parlerà tutti i giorni dai microfoni di Rai Radio2. Gli spifferi informatissimi che filtrano da viale Mazzini, infatti, conducono dritti dritti e senza timore di essere smentiti negli studi di via Asiago, sede già affascinante ma resa ancor più mitica dalla genialità di Fiorello che l’ha trasformata nel luogo dei luoghi.

 

 

 

FARFALLE

Solo che stavolta a fare da lente rifrangente non ci sarà il re degli intrattenitori ma proprio la Bortone che sicuramente non si metterà a fare baldoria in strada ma svolazzerà discreta verso la conduzione di un nuovo spazio radiofonico tutto suo, accolta dalla direttrice Simona Sala che metterà la resistente giornalista (ex) televisiva nuovamente al lavoro, alla guida di un programma che, proprio come la canzone sanremese del giovane talento Sangiovanni cui facevamo riferimento all’inizio, dovrebbe intitolarsi Farfalle. Un titolo oggettivamente affascinante che, a pensarci bene, potrebbe addirittura far ingelosire pezzi da 90 come Belen appena approdata al Nove ma decisamente più celebre e desiderata per la sua farfallina inguinale resa mitologica sul palco di Sanremo.

Come pure l’altra radiovip “rossa” di Mamma Rai: Vladimir Luxuria, farfalla lgbt+ che conduce a proprio agio in coppia con la firma di Libero, il “nero” Francesco Storace una striscia quotidiana intitolata proprio Il rosso e il nero. A proposito di pluralismo. Vai a capire ora la Bortone che cosa si inventerà in modalità modulazione di frequenza. Essì che noi di Libero abbiamo pure provato a chiederglielo direttamente ma non ce l’ha voluto o meglio potuto dire. Giustamente, senza confermare né smentire. Serena, però, ci ha ricordato che per parlare ha bisogno di una autorizzazione. Esattamente quella che non aveva chiesto ai tempi del celeberrimo caso Scurati, quando la conduttrice pubblicò sui social, senza chiedere alcun permesso all’azienda, tutta la filastrocca sulla presunta censura subita dallo scrittore invitato come ospite della trasmissione per leggere (a gratis o dietro pagamento ancora non s’è capito troppo bene) un monologo antifascista sull’omicidio di Matteotti divenuto cult.
Niente di così pericoloso, tuttavia, se proprio l’ad Roberto Sergio (lo stesso fatto passare per il cattivone della situazione) ha più volte detto di aver concordato lui stesso, telefonicamente, con un Whatsapp, il fatto che il testo in diretta potesse essere letto tranquillamente, anche senza il teatrale e (va detto) ben riuscito gesto del foglio preso in mano, quasi strappato, con indignazione dalla conduttrice.

LA SOSPENSIONE

La stessa indignazione che ha fatto reagire Serena ai sei giorni di sospensione comminatigli dall’azienda esattamente per la mancata richiesta di autorizzazione del post social pro Scurati. Sanzione sub iudice a causa del ricorso della giornalista che, tuttavia, dopo aver rifiutato lo spazio tv alternativo al programma Chesarà... non riproposto in palinsesto a causa degli ascolti insoddisfacenti, ha scelto ancora una volta di restare fedele all’azienda della sua vita. Chiamando Radio2. Un percorso che non è certo una retrocessione. Compiuto da molti nel corso degli anni e un’occasione in più per dimostrare, senza troppa indignazione, che se TeleMeloni non esiste, RadioMeloni esiste ancora di meno. Semmai è magica e fatata, proprio come una farfalla.

 

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