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Massimo Boldi non fa sconti: "Cipollino non ha eredi, cosa penso degli attori più giovani"

Daniele Priori
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«Il cinepanettone è un genere a sé e il pubblico continua ad amarlo. Lo rivuole. Me lo chiede la gente in strada». Non ha dubbi Massimo Boldi che, dopo mezzo secolo di carriera, mantiene l’entusiasmo e il buonumore dei primi anni quando, assieme a Cochi e Renato, approdava a Canzonissima non convincendo del tutto la Carrà: «Ma non è vero che mi odiava, come hanno scritto. Semplicemente non mi conosceva. Poi negli anni è nata una conoscenza, mi ha ospitato più volte nei suoi programmi» racconta il grande comico a Libero alla vigilia della partenza per Manduria in Salento dove da oggi a domenica è di scena la prima edizione del Comedy Film Fest, il primo festival in Italia dedicato interamente alla grande commedia italiana e internazionale che sabato sera dedicherà un tributo proprio all’attore divenuto famoso assieme al suo personaggio “Cipollino”. Un evento che, per tramite del suo direttore artistico, Maximilian Law, già fondatore del Ferrara Film Festival, si trova ad unire anche il nord e il sud del BelPaese. Altri ospiti d’onore di questa prima edizione saranno Enrico Montesano e Maurizio Mattioli che Boldi ha incrociato in film divenuti a loro modo iconici come Fratelli d’Italia nel quale Boldi, milanista, finisce nella tana dei lupi romanisti, costretto a camuffarsi. Boldi ci conferma che l’espediente territoriale, il campanilismo, continua a essere un formidabile punto di forza in cui gli spettatori si rispecchiano.

Lei, Massimo, che è un re della comicità, viene chiamato a fare l’ambasciatore della commedia italiana. Che cosa rappresenta per gli italiani questo genere?
«La ringrazio, intanto, per il complimento che mi rende molto felice, proprio come mi fa tantissimo piacere andare a Manduria al Festival della Commedia. Quello che farò sarà cercare di parlare al pubblico per convincerli a tornare al cinema. Dal Covid in poi cinema italiano ha avuto una crisi molto forte, davvero terribile che ha messo in crisi tutti quanti, non solamente il mercato ma anche tanti artisti che non potendo lavorare sono rimasti fermi a lungo. A questo si aggiunga la confusione totale creata dall’arrivo delle piattaforme televisive che ancora oggi continuano a fare il bello e il cattivo tempo ma non è quello che propongono loro il cinema che il pubblico italiano vuole...».

 

 

C’è da dire, però, che proprio la commedia con Paola Cortellesi e il suo C’è ancora domani fa presagire un segnale di risveglio abbastanza netto...
«Meno male che ha fatto un film rivelatosi straordinario. Ma gli altri dove sono?».

Ma più che altro, guardando la tendenza del box office, oltre i più piccoli accompagnati dai genitori a vedere campioni d’incasso mondiali come Inside out 2, qual è l’identikit dello spettatore medio italiano? «Dovremo vedere cosa succederà con l’inizio della nuova stagione, da settembre fino a Natale, il periodo in cui sono sempre usciti i film che ho fatto per quarant’anni e che il pubblico vuole vedere ancora oggi coi personaggi che hanno fatto ridere sempre e continuano ancora oggi: io credo di essere tra questi e ne sono molto felice, cercando di riproporre non sempre lo stesso linguaggio ma delle storie interessanti e attese, capaci di riportare il pubblico nelle sale. Io mi auguro proprio che sarà così anche perché ho cominciato a girare un film con una nuova casa di produzione. Ancora non posso rivelare il titolo ma l’intenzione è farlo uscire in questa stagione, magari proprio a Natale!».

Lei ci ha parlato dei personaggi di sempre ma in questo panorama non proprio splendente che ci va descrivendo, quale spazio occupano i giovani attori?
«Di giovani che abbiano così tanto successo non ne vedo molti. Anzi, in realtà non vedo quasi nessuno o pochissimi. Il pubblico, le ripeto, aspetta ancora proprio i nomi di sempre: Verdone, De Sica, il sottoscritto Boldi, Pieraccioni, Ceccherini. Nomi che ormai fanno parte da tempo del nostro panorama cinematografico».

 

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