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Suonano i Metallica ed è sempre la stessa musica

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Tommaso Lorenzini
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Il concerto dei "ma" e dei "però" è ormai una costante che segue ogni esibizione dei Metallica. Quello appena andato in scena come apertura degli I-Days Milano Coca-Cola non fa eccezione: dalla struttura (l'Ippodromo La Maura), al palco, al pubblico che invece di scatenarsi spende la serata a riprendere l'evento col telefonino in mano, passando per le performance dei quattro di San Francisco... insomma, il ritornello è fare le pulci su tutto, annegando così nel "già sentito" anche ragionevoli lamentele, come il costo dei biglietti (dal centinaio di euro in su, tendenza purtroppo ormai generale), quello per una lattina di birra (8 euro, follia) e l'organizzazione della location che non ha convinto per la distanza dal palco di gran parte del pubblico (il doppio spettacolo dell'Olympiastadion di Monaco di pochi giorni fa è il manifesto di cosa si aspetta chi paga così tanto un ticket d'ingresso per un live all'aperto).

E poi ci sono i Metallica, quarantatré anni di carriera (carte d'identità over 60),  negli anni passata da band  heavy metal seminale per l'influenza su tutto ciò che è venuto dopo a oggetto di critica sistematica. Molto per partito preso, in parte per validi motivi, perlomeno per quanto visto a Milano: la scaletta non ha dato piena soddisfazione (dove sono finiti classici come Harvester of sorrow, Wherever I may roam, Battery?), qualche stecca di James Hetfield, incertezze su pietre miliari come l'intro di Nothing else matters e la ormai perenne accusa a Lars Ulrich di essere un "pensionato" della batteria danno fiato a chi li ritiene una band finita. 

Eppure partecipare (non assistere) a un concerto dei Metallica dà ancora un gusto intenso, ce n'è tanto nei cavalli di battaglia come Enter Sandman così come nelle imperfezioni, nelle fisiologiche lacune di una band che invecchia probabilmente peggio delle proprie canzoni. Ma è questa un po' la storia  di tutti e il segreto della sintonia fra i fan e il gruppo sta anche in questa "accordatura", in quel "times marches on" (For whom the bell tolls) al quale non si scappa. 

PS. Fuggire, invece, i Metallica dovrebbero da momenti "acchiappa like" come la cover farsesca  "di una band italiana" come quella di Acida (dei Prozac+) azzardata di fronte a 70mila persone allibite: ma non c'è nessuno nella produzione che ha il coraggio di dirglielo?

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