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Marco Columbro, "percepito come morto": perché è stato fatto fuori dalla tv

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Da tempo ormai è sparito dal piccolo schermo ma Marco Columbro resta uno dei volti indimenticabili e più amati della tv. Da quando nel 2001 il conduttore ha avuto un ictus - dal quale si è completamente ripreso - nessuno lo ha più cercato per altri programmi.

Ora, in una intervista a La Repubblica, Columbro racconta che in questi 73 anni ha vissute tante vite: la tv, il teatro, la filosofia, un libro in uscita e l'albergo in Val D'Orcia. Lui stesso però non riesce a spiegarsi perché dopo i successi racchiusi nella copertina di "Sorrisi e Canzoni tv” del 5 gennaio 1992, quando fu premiato con il Telegatto - con lui, Silvio Berlusconi, Enzo Biagi, Alberto Tomba, Gino Paoli, Roberto Benigni e Francesco Cossiga - non ha più lavorato in televisione.

"Si vede che doveva andare in questo modo. Un anno di assenza mi ha fatto percepire come morto, anche se non lo ero affatto e non lo sono, per fortuna", dice. "Da cinque anni conduco un programma che si chiama Leader, sull’emittente Business 24. Intervisto imprenditori" e "a Natale uscirà un mio libro, Il risveglio di Parsifal, frutto di 45 anni di ricerca spirituale contro il dogmatismo e il fideismo".

 

 

Columbro ha ricordato Silvio Berlusconi: "Siamo stati amici fraterni, e ripenso a Silvio con gioia. Nei momenti più difficili mi aiutò molto, ma non è bastato per farmi tornare in onda. Lui aveva ormai altre priorità, la politica specialmente. Ma so che ci provò. E ci sono altre cose che non è opportuno dire". Da sempre poi è amico di Lorella Cuccarina con la quale ha lavorato tanti anni: una "formidabile professionista e amica vera, una delle poche persone dello spettacolo a non essersi dimenticate di me dopo la malattia".

Mentre non ha stima della televisione di oggi Marco Columbro: "Mi annoia, è falsa, compresi i telegiornali: tutti di parte, raccontano la realtà come fa comodo, non solo alla politica. Di questi tempi, poi… Per non parlare della tivù del dolore: quella è davvero terribile, perché sfrutta la sofferenza della gente. Quella di cui si parla, ma anche quella che guarda, da casa». Per non parlare dei reality: "Il peggio del peggio".

 

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