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Gianni Morandi, il dramma: "Subissato di fischi, a 27 anni ero finito"

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"Mi fece molto male. Dovevamo suonare in tanti, Milva, Lucio, io, prima dei Led Zeppelin": Gianni Morandi, intervistato dal Corriere della Sera, ha ripercorso con dolore il momento della contestazione al Vigorelli nel 1971. "A Ezio Radaelli, l’organizzatore, l’avevo chiesto: sei sicuro che sia una buona idea? E lui: fidati, sarà un trionfo! Salgo sul palco, e si alza un boato - ha raccontato il cantante -. Mi giro verso Radaelli, che mi sorride: hai visto? Solo che era un boato al contrario. Guardo il pubblico e capisco che ero diventato il simbolo di quello che detestavano. Esattamente il tipo di cantante che non volevano più". 

L'artista, 80 anni a dicembre, ha spiegato quindi di aver provato a conquistare il pubblico con il brano “C’era un ragazzo”: "In fondo era una canzone di protesta. Mi subissarono di fischi, dovetti lasciarla a metà e andarmene. Fu una sberla terribile. Pensai che aveva ragione mio padre, quando mi diceva: tutto questo finirà presto. Non avevo ancora 27 anni, e sembrava già tutto finito". Difficile il periodo che seguì: "Mi ritrovai le giornate vuote. Mi ero separato da Laura (la prima moglie, ndr), lei era andata a Roma, i nostri figli Marianna e Marco rimasero con me. Li portavo a scuola, e non avevo niente da fare. Decisi di iscrivermi al conservatorio. Facevo musica da sempre, ma non l’avevo mai studiata". 

 

 

 

Morandi si definisce ancora oggi uomo di sinistra. Infatti, alla domanda su chi voti, ha risposto: "Pd. Ho fiducia in Elly Schlein, può fare bene. Anche la Meloni è una donna forte, mi fa piacere vedere donne al vertice. Certo, una volta c’era Berlinguer. Conoscerlo mi emozionò molto". Su Berlusconi, invece, ha detto: "Grande seduttore. Ti ubriacava di parole. Quando andavi a trovarlo ad Arcore ti accompagnava alla macchina e restava lì, con il braccio alzato in segno di saluto, finché la macchina restava in vista. Berlusconi non l’ho mai votato, ma mi era simpatico". 

 

 

 

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