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Goldrake, il robot conservatore (dai valori universali) che difende l'umanità

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Luca Beatrice
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Anche se non si sa ancora dove e quando, entro il 2024 uscirà anche in Italia Goldrake U, ovvero la nuova versione del leggendario eroe giapponese che nel nostro Paese debuttò nel 1978, nelle stesse settimane in cui Aldo Moro era tenuto prigioniero dalle Brigate Rosse. Il trailer distribuito in rete è oggettivamente irresistibile, grafica nuova dal tratto contemporaneo che svela pochissimo lavorando sull’aspettativa dei fans del mitico robottone. In barba a chi dice che le categorie non esistono più, che destra e sinistra sono concetti superati, Goldrake continua a dividere, non tanto per i tentativi di ascriverlo alla propria parte, quanto perché gran parte della sinistra fin dai tardi anni ’70 lo ha considerato un pessimo esempio per i bambini, una figura reazionaria e guerrafondaia, un violento che nulla aveva a che fare con l’apparentemente edulcorato mondo dei cartoon per l’infanzia, dove invece vanno benissimo le due mamme di Peppa Pig e non le alabarde spaziali.

Il dibattito intorno a Goldrake è pressoché coevo al suo esordio in tv e scavalla presto nella politica. Quelli erano tempi cupi, macchiati di sangue, con morti veri per le strade, però il male si combatte anche con la leggerezza e dunque accapigliarsi su quel nuovo eroe poteva rappresentare in qualche modo una via di fuga dalla realtà, anche se i parametri di lettura della società sono sempre gli stessi, profondamente divisivi. Però a sinistra sulla questione erano, come al solito, più seriosi che seri. Nel 1979 Silverio Corvisieri, militante di Avanguardia Operaia, poi di Democrazia Proletaria e firma de L’Unità parlò senza mezzi termini di influenza nefasta sui giovani, sottolineando tra i caratteri negativi di Goldrake il ricorso alla violenza annientatrice, il “culto della delega al grande combattente”, la nuova religione delle macchine elettroniche, forse non considerando che la questione in Europa era già stata aperta dal capolavoro di Fritz Lang, Metropolis, nel 1927.

 

 

LA DIFESA DI RODARI
Non la pensava come lui il noto scrittore per l’infanzia Gianni Rodari, che invece apprezzava Goldrake vedendolo come un “Ercole moderno”, ma fu davvero un’eccezione perché a sinistra l’atteggiamento dominante era di prenderne le distanze e avvertire i genitori dei pericoli. Nilde Iotti, addirittura, da presidente della Camera, pensò bene di dare dei fascisti ai cartoni giapponesi, rei di passare un messaggio antidemocratico e violento. Dario Fo, all’epoca assai presente “ in tv, si era detto disposto a scendere in battaglia contro Goldrake che predicava l’odio per il nemico, inseguiva una mistica fascista (ancora!) proponendosi come un terribile angelo sterminatore. Sulla questione intervennero anche Alberto Bevilacqua, Enzo Tortora e Nantas Salvalaggio, lo stesso che poi se la prese con Vasco Rossi ovvero non ne indovinò una, attribuendo al cartone la morte per asfissia di un ragazzino. Già, ma cosa pensavano loro sulla questione? Pochi dubbi tra i giovani: Goldrake batté nettamente Pinocchio nell’indice di gradimento. Da destra, in compenso, si alzò qualche voce interessante a difesa del supereroe, in un tentativo di attribuirselo per sottrarlo alle aspre critiche del fronte opposto. Lo storico Franco Cardini esaltò in lui una diversa visione del mondo rispetto ai valori piccoloborghesi, basata su agnosticismo e velleitarismo occidentali. Un eroismo di una destra orientaleggiante che aveva lo scrittore Mishima tra i punti di riferimento. Anche Pino Rauti parlò di opposizione alla vita borghese attraverso l’esaltazione del superomismo eroico, indubbiamente un concetto niccia no.

 

 

INVOCATO
In questa forse datata diatriba tra sinistra e destra, tornata di moda perché stiamo comunque assistendo a un interessante cambiamento di parametri culturali cui a sinistra non erano pronti, Goldrake non è mai scomparso dalla scena italiana. Nel 2014, Matteo Renzi, intervistato da Bruno Vespa a Porta a porta da presidente del consiglio, dichiarò: «Più di così non posso fare, chiamate Goldrake», in un parallelismo frequente tra politica e cartoni animati. Ai tempi di Goldrake Renzi aveva solo tre anni ma ugualmente il personaggio fa parte del suo immaginario. Gli rispose un signore che in pochi conoscono ma che invece è molto importante in questa storia, il marchese Romano Malaspina, doppiatore italiano del fumetto: «Vengo da una famiglia aristocratica, per tradizione da una cultura di destra... guai, dunque, a chi lo cita a sproposito». La chiave di lettura si trova senza dubbio in alcuni passaggi della canzone Ufo Robot: «ma un cuore umano ha... lotta per l’umanità». Goldrake, dunque, ci insegna che il nemico esiste e va combattuto per difendere i valori di libertà e democrazia. Affrontato e sconfitto. Se non proprio di destra, è certamente un conservatore, uno che fin dai lontani e crudeli anni ’70 sta dalla parte giusta, ragion per cui dalle nostre parti lo sopportavano poco. 

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