Serena Bortone, "martire" sulla copertina di Vanity Fair
Roberto Gervaso diceva che «il vittimismo è un modo di sbarcar il lunario col piagnisteo». Impossibile dargli torto, in questi giorni ne abbiamo la prova del nove. Antonio Scurati, dopo lo stop dal programma di Serena Bortone, come premio, domenica prossima, sarà accolto in pompa magna da Fabio Fazio su Nove (che fa il doppio degli ascolti di Che sarà su Raitre); Serena Bortone, la giornalista che ha sollevato il caso, conquista la copertina digitale di Vanity Fair e una lunga intervista per parlare di antifascismo ma soprattutto del suo nuovo libro A te vicino così dolce che prima del fattaccio non è che si filassero molto. Non se la passano malissimo le “vittime” dell’incresciosa vicenda dell’ospitata bloccata dalla Rai.
Anzi, ci stanno guadanando un po’ tutti. Richieste raddoppiate, popolarità, reputazione, cover. La puntata di Che sarà in cui doveva esserci Scurati a leggere un brano sul 25 aprile (che poi ha letto la Bortone), grazie al codazzo di polemiche che l’ha preceduto, ha visto gli ascolti salire a 899.000 spettatori con il 4.9%, quando la settimana precede le “teste” erano 582.000 con il 3.4% di share. Quanto al controverso monologo, per dirla con la battuta di Fiorello, «è il monologo censurato più visto dei monologhi censurati (...). Cosa leggerà il Papa all’Angelus? Il monologo ovviamente!».
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Serena Bortone, conduttrice prima di Agorà su Raitre in cui trattava di politica, poi di Domani è un altro giorno nella fascia delle 14 (oggi occupata da Caterina Balivo) dove trattava temi più frou-frou, in Che sarà è tornata alla politica con un seguito di spettatori non entusiasmante. Ma con il caso Scurati i riflettori sono puntati su di lei. Il martirio fa bene. E Vanity la osanna dedicandole la copertina digitale del 25 aprile allo slogan - pensate un po’ di «io sono antifascista». Un concetto nuovo, non lo avevamo ancora sentito: forse solo in Antartide sono ignari di questo contributo. «La mia formazione», dichiara la conduttrice al magazine Conde Nast, «è stata molto legata ai valori della Resistenza, e quindi a quelli della Costituzione. L’antifascismo è fondamentale per qualunque cittadino italiano, è nel dna del nostro comune sentire». Chiarisce però che stavolta non ha presenziato alla manifestazione: «Ci sono stata tante volte, questa volta non ci sarò per motivi pratici. Vivo tutte le manifestazioni come qualcosa di gioioso, è un’occasione nel quale ci si ritrova, ci si sente comunità. L’antifascismo ci fa sentire orgogliosi di essere italiani, e io sono orgogliosa di essere italiana in quanto sono antifascista».
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Torna sulla vicenda Scurati: «Ho sempre lavorato nel confronto con chi era sopra di me, e quando non mi vengono date motivazioni su alcune scelte io devo difendere la mia professionalità e la mia dignità giornalistica. Io non potrei vivere e lavorare nella non libertà». Il fatto che sono tanti anni che lavora in Rai fa pensare che questa libertà non sia mai stata un problema. In ogni caso, dichiara che questo 25 aprile non lo sta vivendo in modo particolarmente speciale: «Non è diverso dagli altri anni. È la festa della Liberazione e anche, nella mia memoria, il racconto di mia madre bambina che riceve un pezzetto di cioccolato dai soldati americani che entrano a Roma». La polemica di Scurati permette anche alla giornalista di promuovere il suo primo romanzo, edito da Rizzoli, uscito da poco. Racconta l’amore nel 1987, quando non esistevano internet e i social. Un po’ di pubblicità non fa mai male...