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Paolo Conticini, lo sfogo: "Il moralismo uccide l'italianità"

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 «Nove sperimenta e lo fa bene, visto l’arrivo di grandi nomi che stanno facendo crescere sempre meglio il canale». Paolo Conticini, conduttore e banditore d’eccezione del suo programma Cash or trash - Chi offre di più? non teme certo la concorrenza: «Quando in una strada aprono più negozi la gente è più invogliata e lavorano tutti. Quindi più siamo meglio è...», spiega a Libero con la garbata ironia che da sempre lo contraddistingue. E così, intanto, l’attore 55enne pisano, da qualche anno decisamente a proprio agio anche in tv, giusto per restare nel mood del suo programma, rilancia con convinzione. Da stasera, infatti, per sei lunedì sbarca in prima serata (alle 21,25 su Nove e in streaming su Discovery+) la versione vip di Cash or trash, trasmissione-asta in cui si valutano cimeli pieni di valore (reale o affettivo) e storie.

Paolo Conticini, attore ma ora conduttore in prima serata su Nove. Un canale sempre più importante. Pur essendo in squadra starà seguendo gli sviluppi e certamente la crescita del network. Cosa ne pensa?
«La mia impressione da dentro è che c’è tanta voglia di lavorare e di divertirsi. È come se fosse una grande famiglia in cui tutti fanno il tifo per uno scopo. Io che sono uno che ha voglia di lavorare, trovo forze che mi aiutano e mi fanno stare bene. Nove è un canale giovane che sta sperimentando delle cose ed è evidente stia trovando la strada giusta. Gli arrivi di personaggi importanti contribuiranno a farlo crescere sempre di più».

Per Cash or Trash vip avete scelto personaggi particolari. Da un’icona del pop e del teatro come Marisa Laurito al più grande trasformista al mondo Arturo Brachetti, passando per il divo di Beautiful, Daniel McVicar. Come li avete scelti e quanto somigliano ai loro oggetti da museo?
«Tutto nasce dal lavoro minuzioso degli autori e della redazione coi quali posso solo complimentarmi. Penso in particolare al capoprogetto Cristiano Rinaldi che, a prescindere dai nomi, riesce a trovare situazioni e mettere insieme oggetti e venditori, magari personaggi anche sconosciuti, ma con storie importanti, profonde e al tempo stesso simpatiche e divertenti. Quanto agli oggetti che vedremo sono stati portati dagli ospiti vip, mi viene in mente la scrivania su cui Marisa Laurito ha firmato contratti e accordi importanti perla sua carriera e perla sua vita, altri porteranno oggetti particolari legati al loro lavoro... Ma non voglio rivelare troppo (ride ndr)».

 

 

Senta, non è che ospitare un divo di Beautiful le farà venir voglia di diventare anche un divo da soap opera. È una delle poche cose che non ha fatto nella sua carriera...
«Io sono un uomo che non esclude mai niente per ciò che riguarda il lavoro. Sì, la soap mi manca e mi piacerebbe. Chiaro che se mi dovessero proporre una cosa del genere mi piacerebbe fosse una cosa molto molto importante tipo quella... (Beautiful ndr). Certo mi farebbe molto ridere come mi ha fatto ridere conoscere e essere vicino a Daniel McVicar a parlare della sua carriera perché ripensavo a quando uscivo da scuola e correvo a casa per vedere Beautiful dove c’erano questi personaggi surreali che sembravano finti per quanto erano belli, usciti da una favola. Che poi a pensarci bene ho anche un altro aneddoto legato a Beautiful. Clayton Norcross, il vecchio Thorn ha preso il posto mio quando non ho più potuto fare Mamma mia! a teatro. Magari adesso mi capiterà di avere a che fare anche con Ridge... Chi lo sa...».

Ci racconti invece come è avvenuto l’incontro con De Sica che è stato un po’ il suo pigmalione. Dove e come vi siete incontrati?
«Per caso ho partecipato a due provini per il cinema. Fui scelto tra un sacco di ragazzi. Mi dettero degli stralci da recitare. Io non avevo studiato recitazione ma feci talmente bene quel provino che me ne fecero fare subito un altro. Erano in lavorazione i film Belle al bar di Alessandro Benvenuti e Uomini uomini uomini per la regia di De Sica. Con Christian siamo entrati subito in sintonia e da lì è nato un percorso lavorativo e umano. Un bel sodalizio artistico durato tanti anni».

 

 

Rifarebbe tutti i cinepanettoni oppure è una stagione passata?
«Nei film di Natale i fratelli Vanzina hanno fotografato ed esasperato i difetti degli italiani e gli italiani si sono rivisti in quello che scrivevano i Vanzina. Parliamo di film che tanti hanno provato a copiare senza esserci mai riusciti. Non so quindi se sia finita un’epoca perché nessuno è più capace di scrivere qualcosa del genere o perché quel tipo di comicità ha fatto il suo tempo... Io, però, credo sia più la prima ipotesi. Sono stati film criticati e distrutti da un certo tipo di critici che però hanno mantenuto il cinema italiano per tanti tanti anni. Girala come ti pare però sono stati numeri uno in classifica. Io poi ho sempre pensato che dare addosso a un film di Natale è come prendersela con tutta l’Italia perché piacevano a tutti. E quegli attori, Boldi, De Sica, nei cinepanettoni, sono stati numeri uno».

Cosa pensa, in tal senso, del dilagare del politically correct?
«Un film di Natale come quelli con tutto quello che si diceva in scena oggi non si potrebbe più fare ma penso che sia è una follia. Non si può più dire niente. Oggi si incazzano tutti anche se fai una carezza al cane contropelo. Così però snaturi l’Italia, paese dove c’è sempre stata ironia. Dove regna la simpatia. Togliendo quelle cose lì togli il carattere italiano».

Ci racconti un aneddoto sullo spogliarellista che è stato...
«Aspetta, aspetta. Diciamo le cose come stanno (ride ndr). Io mi sono anzitutto divertito, facevo il servizio d’ordine in discoteca in un periodo in cui lavoravo e mi arrangiavo come potevo, così mi è capitato di fare addio al celibato, feste della donna. Era una cosa goliardica e mi pagavano molto e per soldi facevo quella cosa là ma non è mai stata la mia professione!».

Però poi a teatro ha recitato in Full Monty...
«È stato spettacolo di successo, ironia e grande riflessione perché Full Monty tratta argomenti quale la diversità, l’omosessualità, la disoccupazione, l’affidamento di bambini, la separazione. Casomai gli strip li ho resi in giro in un mio spettacolo che si chiama La prima volta dove racconto prima volte che ho fatto uno strip davanti a delle donne. Era come se non partecipassi a quello che stavo facendo. E stessi all’angolo a guardare un cretino che si spogliava e un gregge di donne assatanate che gridavano Paolooooo Paoloooo!».

È sposato da 11 anni con sua moglie Giada dopo 18 anni di fidanzamento. Come mai ci avete pensato così tanto al matrimonio?
«Ci abbiamo pensato bene. Credo che il matrimonio non interessasse a nessuno dei due. È maturato negli anni. Abbiamo costruito tanto in questi 18 anni, anche investimenti, cose che avevamo comprato insieme. Fondamentalmente l’abbiamo fatto per legalizzare la nostra unione».

Qualcosa che non ha fatto, a parte Beautiful, e vorrebbe proprio fare?
«Vorrei fare un ruolo da delinquente al cinema o in una fiction. Un cattivo che mi manca per colpa dell’Italia che ti classifica come attore comico o showman. Io penso che un attore debba essere anzitutto bravo e debba saper far tutto e di conseguenza avere la possibilità di farlo». 

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