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Sanremo 2024, Irama e Big Mama: chi prova a far pena con lacrime e urla

Big Mama

Marco Rocchi
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Una sfilata di storie e parole che precedono le canzoni quando le canzoni, ancora, non si possono cantare. Sanremo è Sanremo, si sa, già molto prima che si apra il sipario. La 74esima edizione non fa eccezione. Il merito (o la colpa, vedete voi) è certamente di Amadeus, imperatore assoluto del Festival attorno al quale, da ormai cinque anni, ha costituito un regno di musica ma anche di parole. O, come dicono i più bravi, di narrazioni.

Lo hanno capito i cantanti che, lusingati dal direttore artistico, rappresentano l’anima, i protagonisti assoluti e addirittura i veri superospiti. E loro, giustamente, la scena se la prendono. Così di giorno in giorno, quando all’avvio del carosello canoro manca ormai una settimana esatta, stiamo assistendo alla strana giostra delle canzoni raccontate. Poco conta se le ugole d’oro siano gli autori o meno delle partiture e dei testi. Loro al momento forti quasi tutti di parlantine niente male, sono gli unici rappresentanti di quello che fra sette giorni inizieranno a cantare.

 

 

PUNTI CARDINE - Così Ghali, il rapper italo-tunisino ci ha tenuto a precisare bene di voler continuare sull’onda lunga di un’italianità acquisita con orgoglio, tanto da portare persino un rapper tunisino, Ratchopper, nella serata delle cover a duettare con lui in un medley dal titolo Italiano vero. Per Big Mama il topic dell’estetica continua ad essere uno dei punti cardine con i quali ha scelto di farsi conoscere. Big Mama che, a partire dal suo nome si è trovata a che fare con le forme grosse. Mammone, infatti, è il cognome dell’artista nata ad Avellino nel 2000. Che tra autoironia e racconto ci ha tenuto a far sapere, in questi giorni di immediata vigilia che a lei di sfiga non ne è mancata di fatto nemmeno una.

Dopo essersi scagliata, nei giorni scorsi, contro una presunta grassofobia del collega Tananai (che però ingrassando una sua immagine non crediamo proprio volesse fare del male davvero a nessuno), l’artista divenuta icona della bodypositivity ha proseguito il suo racconto fitto di disgrazie. «Ho subito violenze fisiche, psicologiche e sessuali» ha spiegato tornando alle sue origini quando, a 13 anni, fu bersagliata da un lancio di pietre di cui si resero autori dei suoi coetanei. La sua risposta è stata iniziare a scrivere, usando il personaggio di Big Mama come scudo. Un’icona di coraggio e simpatia poi ulteriormente fraintesa, spacciata come «simbolo di chi mangia nei fast food». Al che Big Mama ha precisato, fortunatamente, con una bella dose di autoironia, di essere «donna, grassa, rapper e queer» insomma di averle davvero tutte. Si aggiunga poi il racconto della chemioterapia che, fortunatamente, l’ha salvata fino a farcela conoscere meglio fra qualche giorno, in tutto il suo giunonico splendore, sul palco dell’Ariston.

 

 

RUOLO INEDITO - Con un pezzo che arriverà dritto, come si intuisce già dal titolo: La rabbia non ti basta. E così sia. Per fortuna esiste anche l’autoironia e Big Mama l’ha capito prima e meglio di altri. Pronto a mettersi a nudo in queste ore anche un altro protagonista sanremese. Che al Festival le ha vissute proprio tutte, mostrando sempre forse il suo lato più fragile e bello. Parliamo di Irama al quale, nell’edizione senza pubblico, quella del 2021, è toccato anche il ruolo inedito del primo cantante a esibirsi dalla sua stanza d’hotel, dove rimase isolato causa Covid. Quest’anno, quando lo vedremo duettare con Riccardo Cocciante, 4 porta una canzone Tu no nella quale Irama, professionista nello strappare emozioni (e anche qualche lacrima) al Festival di Sanremo ha detto di essersi messo davvero a nudo. Il graffio, forse l’urlo che in qualche modo Irama annuncia, ci rimanda col pensiero alla Bella senz’anima di Cocciante che con le sue grida ha graffiato un’epoca. Irama spera di marchiare, come già gli era accaduto con la bellissima Ovunque sarai l’edizione del Festival che i critici hanno già definito più disco di sempre. Anche se, c’è da star certi, pietà, commozione e lacrime non mancheranno. Altrimenti che Sanremo sarebbe?

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