Alessandro Gassmann, scoppia la rissa con i fan rossi
Avessi la possibilità di leggere i commenti in calce al “coraggioso” post di Alessandro Gassmann riuscirei a farmi un’idea precisa sulla temperatura tra i fan, se prevale chi gli dà torto o ragione. Ma l’attore, o il suo webmaster, mi ha bloccato su X: così fa con tutti quelli che lo contrariano, lui dice lo insultano, ma non è il mio caso (sono andato a cercare nell’archivio degli articoli su Libero, non c’è traccia di scherno o presa in giro nei suoi confronti) e allora vuoi vedere che tra quelli che non sopporta e non vuole tra i suoi seguaci c’è semplicemente chi la pensa in maniera diversa da lui? Oppure, ma giusto ieri, potrebbe aver cambiato idea. Un Alessandro nuovo, democratico, aperto al confronto. Sentite qua: «Penso che fischiare un artista di valore, del quale non condividiamo (lui e la sua community..., ndr) il pensiero politico, sia antidemocratico. La democrazia deve lasciare libertà di espressione a tutti, anche a chi non condividiamo. Eppure è facile facile da capire».
UOMO NUOVO
Una frase non proprio esaltante dal punto di vista linguistico (pochi e ripetuti lemmi), che ricalca nello stile quella a lungo attribuita a Voltaire: «Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu lo possa dire». Fa sempre un certo effetto anche se fin troppo abusata, la usano come exerga persino nei negozi di macrobiotica. Con chi ce l’aveva Gassman? Ovviamente con Beatrice Venezi, il direttore d’orchestra presa di mira per le sue simpatie di destra - ma nel cosiddetto mondo della cultura basta non essere iscritti al Pd o a M5S per essere trattati da paria - contestata qualche giorno fa a Nizza. Erano in quattro gatti quelli dietro lo striscione “niente fascisti all’opera, niente opera ai fascisti” eppure sono bastati per mettere su il solito casino, anche se il pubblico in teatro non ha gradito, li ha fischiati e il concerto è andato avanti. Perché dunque questa difesa? Sarà stima personale nei confronti dell’artista o effettivamente Gassman si vuol distinguere dai tanti ignoranti che ragionano come fossimo negli anni ’70. A pensar male c’è il sospetto che l’attore stia fiutando l’aria e voglia apparire meno drastico nei confronti della nuova classe dirigente dello spettacolo italiano che non si sa mai, ma noi crediamo alla sua buona fede: Gassman, che non è nuovo a polemiche sui social (non proprio memorabile il suo post dopo la morte della regina Elisabetta), si sta ricredendo e, bontà sua, ci spiega che tutti possono esprimersi, persino quelli di destra. I follower, invece, non sono affatto d’accordo con lui e corrono a prendere le distanze. Da «i fascisti non hanno nessun diritto» a «artista no, di valore nemmeno»; da «di cinema capisci molto di più» a «la musica non ha nulla a che fare con il fascismo», fino all’insulto personale, «quanto sei ignorante, che finaccia brutta voi figli d’arte» per concludere con «non si può essere democratici coi fascisti: è un controsenso oltre che controproducente».
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Tralasciando la sintassi semplificata e la poca elaborazione mentale dei commentatori, preoccupa quanto l’odio corra unilateralmente sul web. Per via di un’affermazione tutto sommato innocua e ovvia, il popolare Alessandro Gassman rischia di perdere centinaia di follower che non apprezzano questa sua deriva democratica e l’inedita apertura nei confronti di un’artista non di sinistra, come se un direttore d’orchestra possa interpretare politicamente Haydn o Puccini. Sotto sotto, a leggere bene, neppure le ottime intenzioni riescono a nascondere un particolare non irrilevante: cari amici di destra, ci sta dicendo Gassman, la libertà d’espressione vela concediamo noi, non è che la potete esigere. La supposta superiorità morale della sinistra, insomma, è ben lungi dal finire, nonostante i loro numeri siano sempre più esigui.
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